Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Thriller decisamente interessante questo confezionato da Joon-Ho Bong, in quanto al suo interno ci si possono trovare tanti aspetti considerevoli in grado di impreziosire notevolmente un intreccio ben redatto e ampio.
1986, il corpo di una giovane donna viene ritrovato in un campo nei pressi di Hwaseong, città della provincia coreana.
Due agenti del posto indagano sul caso, pensando soprattutto a trovare un colpevole, facendo leva anche su mezzi di persuasione non proprio accademici, mentre da Seoul arriva a supporto un detective di natura assai diversa che crede infatti maggiormente nell’utilizzo di tecniche scientifiche e razionali per trovare una soluzione.
Intanto le donne continuano ad essere uccise seguendo le medesime metodologie (strangolate con i propri indumenti intimi) e qualche indizio comincia a far capolino; gli omicidi avvengono sempre in notti piovose e sono anticipati dal passaggio in radio di una canzone richiesta sempre dalla stessa persona.
Grandioso thriller orientale e comunque atipico proprio nella sua essenza, per questo originale ed apprezzabile, non solo per l’essere stato ben realizzato, ma anche proprio per essere riuscito a mettere insieme più spunti creando un insieme convincente.
La storia si dirama piuttosto bene (e comunque è ispirata a fatti reali e rimasti irrisolti), l’intreccio funziona, ma è soprattutto funzionale al resto, ovvero va bene, ma non è nemmeno il cardine portante di tutta l’opera.
Soprattutto la forma risulta essere meritevole, molto elegante nel riprendere squarci di luoghi del delitto (il campo di grano), o di interrogatorio (l’ufficio di polizia), o semplicemente di discussione (le rotaie della ferrovia), mentre anche Bong ci mette molto di suo, concedendo improvvise virate nel grottesco con scazzottate (e calci volanti) e scelte d’indagine tutt’altro che condivisibili.
I toni sono così molteplici, da un alto leggeri, dall’altro anche profondamente drammatici e comunque il tutto è messo insieme in maniera convincente regalando una fotografia dei tempi di arretratezza, tecnica ma anche mentale, che furono per la Corea (vedi il dover mandare lo sperma negli Stati Uniti per avere un responso scientifico, o il detective che dopo essere stato ferito ad una gamba con un chiodo fa finta di niente e ne paga le conseguenze), ma anche di disordini sociali (qualche rimando in immagini è presente, in più il comportamento della polizia non sprizza simpatia), mentre il finale, spostato nel 2003, segna con sicura determinazione, e poche parole, che il passato non è poi in fondo così lontano.
Film quindi molto interessante, ricco di idee e spunti, tecnici e pratici, che soddisfano il palato cinefilo svariando su più fronti, ma sempre con la giusta predisposizione.
Affascinante e consigliato per chi voglia confrontarsi con qualcosa di diverso dal solito.
Tecnicamenre molto abile, ma lo è altrettanto nel regalare sorprese con spunti intelligenti che si mescolano a momenti di umorismo quasi grotteschi.
Davvero bravo.
Prova concreta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta