Regia di Howard Hawks vedi scheda film
In Tanganika, la routine di un gruppo di cacciatori di varie nazionalità viene turbata dall’arrivo di una fotografa che intende svolgere un reportage sui loro safari. Film desolatamente manierato e intollerabilmente lungo, residuo di un’epoca anteriore alla decolonizzazione e al diffondersi di una coscienza ecologista: la solita comunità di maschi (con la sola possibile eccezione di una femmina asessuata) che cementano il loro compagnonaggio con bevute e scazzotatte, e per i quali catturare un rinoceronte è più facile che chiudere la cerniera lampo dell’abito di una signora. La parte sentimentale, poi, non ha nessun brio: si stenta a credere che, solo due anni dopo, Hawks avrebbe realizzato il perfetto Lo sport preferito dall’uomo. John Wayne replica stancamente la goffaggine verso l’altro sesso esibita in Un dollaro d’onore e Pugni, pupe e pepite; ma Elsa Martinelli, pur volenterosa, non è Angie Dickinson né Capucine, e il doppiaggio (peraltro affidato a lei stessa) le dà una voce ridicolmente stridula. Il punto più basso sono sicuramente gli elefantini nutriti con latte di capra (e immancabile citazione di Dumbo), ma anche le scene con struzzi e scimmie non scherzano. Quasi surreale la presenza di Gérard Blain, piovuto qui dalla Nouvelle vague e dalle commedie con Anna Maria Ferrero.
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