Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
Terzo lavoro di Desplechin, secondo lungometraggio dopo l'esordio in mediometraggio (La vita dei morti, 1991) e le due ore e venti minuti (forse per recuperare) del successivo La sentinelle (1992). Qui, semplicemente, il regista francese non sa contenersi e arriva a proporre una pellicola che sfiora le tre ore di durata: inevitabilmente il dato incide, pesa parecchio nell'economia di una storia (sceneggiatura del regista e di Emmanuel Bourdieu, esordiente qui come autore e che in futuro collaborerà spesso con Desplechin) che non vive un intreccio complesso, anzi si snoda attorno a pochi personaggi dalle esistenze semplici, ma interiormente tormentati. La materia è insomma tutta psicologica, anche se qua e là - e per forza, in tre ore - qualche sequenza rimane concretamente impressa per gli spunti suggestivi che offre: il sogno dell'impiccato, per esempio, oppure il gatto morto dietro al termosifone. E il 'lieto fine' in cui il protagonista trova uno stato di quiete, sia pure probabilmente apparente, non aiuta a offrire una linearità logica al film: tutto ci si sarebbe potuto aspettare, tranne questo. Bravo comunque Mathieu Almaric, nei panni del protagonista Paul Dedalus, nome che è didascalico omaggio al Joyce, più che del Ritratto dell'artista da giovane, dell'Ulisse (d'altronde Dedalo nella mitologia richiama alle vicende del figlio Icaro e del Minotauro: come non ritrovare in tale riferimento anche una traccia del 'labirinto mentale' di Paul?). Questo Comment je me suis disputé... è opera senz'altro ambiziosa, ben diretta, ma scarsa in quanto a contenuti (oppure, a vederla nella prospettiva opposta, dilagante in quanto a durata) e talvolta, come nel citato finale, decisamente irrisolta. Parti laterali anche per Chiara Mastroianni e Marion Cotillard. 5/10.
Paul, trentenne belloccio, insegna all'università; non si decide però a dare gli esami per diventare ufficialmente professore. Nel frattempo tradisce la fidanzata con la ragazza di un amico. E quando si decide a rivelare la relazione clandestina e a lasciare la fidanzata, questa si scopre incinta e, seppure involontariamente, abortisce.
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