1933 Winnipeg (Canada). Durante l’era della grande depressione, la proprietaria di una fabbrica di birra, Lady Port-Huntly (Isabella Rossellini), per incrementare l'uso dell'alcol, decide di organizzare un concorso per la canzone più triste del mondo.
Note
Il montaggio precipitoso e plastico da cinema impressionista e muto (tipo L’Herbier), una Rossellini senza gambe che avrebbe potuto abitare in un film di Tod Browning e l’aria ininterrotta da Sanremo/Helzapoppin’ dell’intera operazione, collaborano attivamente a fare del film una bizzarria acre e inventiva, sostenuta da uno stile senza incertezze e da uno humour decisamente anarchico.
Un piccolo gioiello anarchico e un po’ folle assolutamente fuori da ogni schema, praticamente impossibile da classificare in un preciso genere per il suo variare quasi camaleontico realizzato con infinita perizia e amore. Per me, il primo fortunato incontro con il talento visionario del geniale regista canadese.
La fame e la povertà nel posto più desolato e freddo del mondo, scalfite da uno spettacolo in cui si celebra ed esalta la tristezza (la saudade?) come punto di partenza per cercare di ripartire e rimettere in moto, nel bene come nel male, la società e i suoi commerci, forse l'economia intera di un paese depresso non solo climaticamente.
Un’opera affascinante e inconsueta di un autore che potrei definire innovativo e geniale. Guy Maddin ci ha “regalato” infatti un piccolo gioiello di inestimabile valore, anarchico e dirompente, assolutamente fuori da ogni schema e quasi impossibile da classificare in un preciso genere per il suo variare quasi camaleontico. Insomma il prestigio e la fama che si era conquistato questo… leggi tutto
Dopo aver visto, e non proprio apprezzato, l’’ultimo folle viaggio nel tempo e nello spazio cinematografico de The forbidden Room da parte di un regista coraggioso e originalissimo come Guy Maddin, l’intenzione di recuperare quello che ad oggi è il suo film più famoso e noto, risultava per me impellente. Risulterà più arduo reperire le altre opere…
All'apparenza è un film difficile, ma in realtà si rivela una commedia/dramma molto semplice e lineare nella storia, e molto divertente nelle caratterizzazioni.
Lo stile unico di Guy Maddin ha sicuramente un peso fondamentale nel rendere il film affascinante, ma a questo si aggiungono le prove davvero straordinarie degli attori, a partire da una Isabella Rossellini in stato di…
Sarebbe opportuno che il cineasta canadese d’avanguardia Guy Maddin riuscisse a trovare un pubblico più vasto degli affezionati che anni fa sudavano sette camicie per vedere i suoi film (adesso si trovano facilmente). Perché è tra i più originali e indispensabili auteur (se ancora questa definizione ha qualche senso) contemporanei. Se il precedente Dracula - Pages from a Virgin’s Diary,…
Un’opera affascinante e inconsueta di un autore che potrei definire innovativo e geniale. Guy Maddin ci ha “regalato” infatti un piccolo gioiello di inestimabile valore, anarchico e dirompente, assolutamente fuori da ogni schema e quasi impossibile da classificare in un preciso genere per il suo variare quasi camaleontico. Insomma il prestigio e la fama che si era conquistato questo…
Finalmente è arrivato ed è stato reso disponibile! Ci ha messo un bel numero di anni, visto che il film è del 2003 ma adesso c’è, il Dvd è sugli scaffali dei negozi (e anche a un prezzo abbordabilissimo). Si…
Un soggetto originale di Kazuo Ishiguro (lo scrittore di Quel che resta del giorno), la produzione di Atom Egoyan, la firma di Guy Maddin, autore canadese fuori schema (cui il BFI ha di recente dedicato una retrospettiva a Londra): bastano per rendere La canzone più triste del mondo un prodotto non convenzionale in cui curiosare a fine stagione. Prendete il bianco e nero in video degli…
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Un piccolo gioiello anarchico e un po’ folle assolutamente fuori da ogni schema, praticamente impossibile da classificare in un preciso genere per il suo variare quasi camaleontico realizzato con infinita perizia e amore. Per me, il primo fortunato incontro con il talento visionario del geniale regista canadese.
leggi la recensione completa di (spopola) 1726792La fame e la povertà nel posto più desolato e freddo del mondo, scalfite da uno spettacolo in cui si celebra ed esalta la tristezza (la saudade?) come punto di partenza per cercare di ripartire e rimettere in moto, nel bene come nel male, la società e i suoi commerci, forse l'economia intera di un paese depresso non solo climaticamente.
leggi la recensione completa di alan smithee