Regia di Géla Babluani vedi scheda film
Girato in un bianco e nero autoriale che rimanda, a mio parere, un po' ai maestri della nouvelle vague (Godard, Truffaut, ma anche Melville), un po' al Kassowitz dell'"Odio" e un po' anche ad un regista con il quale Babluani condivide le origini georgiane (sono nati entrambi a Tiblisi, seppure a 45 anni di distanza) e l'adozione francese, come l'Otar Ioseliani di "C'era una volta un merlo canterino" (1970) e di "Pastorale" (1975), "13 Tzameti" è un film che sa creare la tensione come da tempo non si vedeva. Con una sapiente direzione di attori dalle facce poco note ma quanto mai espressive (notevoli, in particolare, Aurélien Recoing e il mio preferito, Augustin Legrand, una specie di Gattuso alto), con un sapiente tocco dato in sede di montaggio, il giovane regista - ventiseienne al momento dell'uscita del film - ottiene un risultato che pone il suo film vicino ad opere del passato come "Rapina a mano armata" (1956) di Kubrick e "Tirate sul pianista" (1960) di Truffaut. "13 Tzameti" (non so cosa significhi... tzameti potrebbe semplicemente essere la parola georgiana per tredici) è ottimo, teso come un noir americano e intelligente come un film europeo. Assolutamente da vedere per chi abbia a cuore il buon cinema. L'unica notizia negativa è che Babluani sta preparando un remake di 13 Tzameti, la cui uscita è prevista per il 2008. Che sia l'ennesimo tentativo yankee di rovinare un cristallino talento cinematografico? (22/09/2007)
Un giovane muratore si sostituisce a un defunto morfinomane, per il quale stava lavorando, in un misterioso affare dal quale pensa di poter ricavare un sacco di soldi. Non si tratta di droga, come forse pensava il giovane, ma di scommesse clandestine. Per non rovinare la sorpresa a chi volesse vedere il film, non dirò di più.
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