Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Invece di prendersi cura della loro figlia, l’undicenne Jeliza-Rose, mamma e papà si sparano le pere dalla mattina alla sera. Nonostante se ne freghino di lei, Jeliza-Rose vuole bene ai suoi genitori, tanto da preparare loro le siringhe con cui si bucano le vene per intraprendere i viaggioni sotto l’effetto dell’eroina. A furia di bucarsi, però, prima la mammina e poi il papino ci lasciano le penne, e la ragazzina si ritrova sola soletta, ma non per molto, dato che dopo essersi stabilita nella casetta della nonnina, Jeliza-Rose finisce per incontrare una svitata che va in giro vestita da strega, Dell, e il di lei fratello, Dickens, che, a modo loro, l’aiutano a superare la solitudine.
Dispiace dirlo, perché Terry Gilliam è un regista dotato di una fervida fantasia che in passato ha dato ottima prova di sé, ma “Tideland” è un film veramente brutto e indifendibile. Questa volta la mente visionaria dell’ex Monty Python ha generato una pellicola (tratta dall’omonimo libro di Mitch Cullin) senza capo né coda che, tra scoiattoli che parlano e scontate citazioni da “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, si trascina stancamente per due ore facendo sprofondare lo spettatore nella noia più assoluta.
Gli sbadigli si sprecano, mentre si guarda questo film soporifero, e sovente si consulta l’orologio per sapere quanto manca alla fine, che pare non arrivare mai, e che quando finalmente giunge delude assai, di questo fantasy irritante e inconcludente che non va da nessuna parte e che sembra scritto e diretto con la mano sinistra. Gilliam, che oltre a incaricarsi della regia sceneggia a quattro mani con Tony Grisoni, scade spesso nel ridicolo, condannando così il film al fallimento. “Tideland” è un clamoroso pastrocchio che, tra mille difetti, ha l’unico pregio di essere ben fotografato da Nicola Pecorini, a cui tocca il compito di illuminare gli ambienti in cui si svolge la tediosa vicenda.
Il vero Gilliam non è questo, ma quello di “Brazil”, “La leggenda del Re Pescatore” e “Le avventure del Barone di Münchausen”, film splendidi da cui “Tideland” è distante anni luce. Non si capisce come un attore del calibro di Jeff Bridges (che interpreta il padre di Jeliza-Rose, Noah) abbia potuto farsi coinvolgere in un simile pasticcio; forse sono stati i soldi a convincerlo, o, molto più probabilmente, la fama di genio che accompagna Gilliam, ma resta il fatto che vederlo recitare nella parte di un musicista rock che si diverte a scoreggiare come un dannato fa venire una grande tristezza.
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