Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
Fiaba malata? Diario lisergico? Romanzo di de-formazione? Poco è chiaro in questo Tideland, se non che ci troviamo di fronte ad uno dei registi più immaginifici e visionari di sempre (quantomeno del ventesimo secolo-inizio ventunesimo: poi si vedrà). Le suggestioni che lancia e nutre questo film sono tantissime, variopinte, talvolta grandiose e dalle luci alle inquadrature, dal montaggio allo sviluppo narrativo, certamente Gilliam (anche sceneggiatura, con Tony Grisoni, da un romanzo di Mitch Cullin) pare ispiratissimo. La stessa cosa però non può dirsi del suo pubblico: la forma non è accompagnata da altrettanta sostanza, purtroppo. Forse Tideland è semplicemente un (auto)elogio della fantasia, un inno all'infanzia e, per paradossi, a quel periodo 'spensierato' della vita che in realtà è probabilmente il più difficile e pieno di pericoli, fisici e psicologici. Qualsiasi interpretazione gli si voglia dare, il dato di fatto è che Gilliam non riesce ad annoiare neppure con una storia noiosa.
La piccola Jeliza-Rose rimane in poco tempo senza nè madre, nè padre (entrambi stroncati dalla droga). La bambina comincia a giocare da sola, facendo parlare delle teste di bambola e girovagando incontra alcuni bizzarri personaggi (una spaventosa donna, un goffo ritardato).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta