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Il primo lungometraggio del canadese Guy Maddin è un incubo ad occhi socchiusi. È un manifesto dell’orrore appena intravisto, ironicamente sottinteso, che attinge cautamente alla visionarietà onirica, ma è fondamentalmente intriso della maleodorante banalità del vivere. L’ospedale di Gimli (nome di una località del Manitoba, la regione d’origine dell’autore) è il punto di partenza… leggi tutto
Recensione
Il primo lungometraggio del canadese Guy Maddin è un incubo ad occhi socchiusi. È un manifesto dell’orrore appena intravisto, ironicamente sottinteso, che attinge cautamente alla visionarietà onirica, ma è fondamentalmente intriso della maleodorante banalità del vivere. L’ospedale di Gimli (nome di una località del Manitoba, la regione d’origine dell’autore) è il punto di partenza…
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