Regia di Lucian Pintilie vedi scheda film
Non mancano le trovate originali a livello di messinscena: con pochi movimenti di macchina e un pugno di inquadrature ben studiate, Pintilie riesce a racchiudere presente e ricordo. Notevole la componente grottesca, ai limiti del surrealismo, con l'intervista continuamente interrotta dal telefono e da altre interferenze. Significativa anche la componente sonora, con quell'ossessivo tintinnio che solamente alla fine ci rendiamo conto essere diegetico (quando ne viene inquadrata la fonte). Troppo macchinosa però la sceneggiatura, troppi squilibri, troppi passaggi a vuoto, e il risultato è che il ritratto di questo torturatore resta sfocato.
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