Regia di Lucian Pintilie vedi scheda film
L'intervista all'ex-torturatore del regime di Ceausescu non è una semplice cronistoria personale degli eventi, né una piena confessione degli atti commessi. E', invece, più realisticamente, una fotografia sullo stato attuale della sua verità, all'interno del complesso sistema di rapporti tra la sua coscienza, i sentimenti delle persone che gli sono accanto e il giudizio da parte della società. Il film di Lucian Pintilie è l'istantanea mossa di una situazione in continua evoluzione, in cui i ricordi hanno il respiro altalenante di un romanzo; l'io narrante, come uno scrittore, decide secondo l'estro del momento a quali aspetti dedicare più attenzione, come distribuire le tinte della gioia e del dolore, del sentimento e dell'orrore, cosa descrivere, cosa tacere, cosa illustrare con immagini. Le interferenze del mondo esterno (lo squillo del telefono, le intromissioni della moglie e del figlio) sono i segnali del presente che condizionano la trasposizione letteraria del passato, indicando all'autore i limiti entro cui collocare il suo prodotto, per renderlo fruibile e accettabile da parte dei lettori della sua epoca. Il tempo modifica la sua elaborazione di quanto è accaduto, e sposta i criteri di utilità per il mondo esterno: il procedere dell'esistenza ci fa capire meglio o diversamente ciò che ci portiamo dentro, e, intanto, per gli altri, cambia il genere di cose che essi possono (o devono) sapere.
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