Regia di David Jacobson vedi scheda film
Complessivamente il risultato è più che discreto, direi almeno un 3,5/5 ben meritato. Avrebbe avuto un potenziale ancora maggiore, in realtà, ma la trama quasi del tutto inverosimile e improbabile non ha forse aiutato in questo senso.
L'inizio è sicuramente promettente, però il film non impiega molto (purtroppo) a scivolare in una metà non proprio esaltante (tutt'altro), tanto da indurre a temere il peggio. Per chiunque riuscisse a resistere alla tentazione di abbandonarne la visione, il resto del cammino sarebbe in discesa. Infatti, a un certo punto l'interesse torna gradualmente a crescere, fino ai colpi di scena (sebbene s'intuisca che qualcosa sarebbe accaduto) che muteranno abbastanza il tono da romanzo rosa, rendendo l'esito più originale e inedito di quanto si potesse immaginare; a tratti è persino commovente.
Questo è stato per me l'unico suo evidente difetto: se la sostanziale e surreale irrealtà può essere perdonabile, non si può dire lo stesso per quei momenti più apatici durante i quali sembra non accadere nulla d'importante, annacquando i pregi di una storia comunque meritevole. Il problema è che soltanto una delle due parti in causa funziona come dovrebbe. Da un lato abbiamo una figura folkloristica che pare uscire da un racconto di fantasia, che ben si sposa con la sospensione di ogni incredulità. Ma dall'altra abbiamo un nucleo familiare che ci si sarebbe aspettati più ancorato alla realtà e per il quale allora stridono alquanto le tante (troppe) azioni insensate cui assistiamo. L'opera in sostanza sceglie decisamente quale delle due sostenere e conduce lo spettatore precisamente verso di essa. Il finale è lì a dimostrarlo.
Notevole è di certo l'atmosfera, composta sia dai meravigliosi paesaggi sia dalle musiche in assoluta armonia con l'iconico e solitario protagonista, che talora parrebbe una sorta di nuova reincarnazione di Travis Bickle, ovvero il Robert De Niro di Taxi Driver (1976), specialmente in una scena.
In definitiva, consiglio di concedere almeno una possibilità a questo (stravagante) film, anche se magari soltanto agli estimatori di Edward Norton ed Evan Rachel Wood.
Harlan Carruthers è un nostalgico e anacronistico cowboy dal carattere fiero e carismatico, che vive nella valle di San Fernando, dove il suo destino s'incrocia con quello di Tobe, una ragazza annoiata e incompresa, colpita dal fascino poetico e dallo spirito romantico d'altri tempi di Harlan. La passione cresce nonostante la differenza di età e l'opposizione del padre di lei, ma col passare dei giorni la realtà delle cose si rivela ben diversa da quello che appare...
Sembra perdere un poco di vista i suoi personaggi, idealizzando molto ciò che essi rappresentano.
Domina incontrastato con il suo Harlan Fairfax Curruthers. Bravo ed efficace, come sempre del resto. Qui è quasi uno one-man show, che colpisce e a tratti impietosisce.
Perfetta. Incantevole la sua October (Tobe). Il ruolo dell'adolescente ribelle le dona.
Adatto per come il personaggio di Wade è costruito. Una solida interpretazione.
Un Lonnie senza infamia né lode in particolare.
Nostalgia e malinconia sono le due emozioni che le pittoresche musiche di Peter Salett si rivelano in grado di trasmettere. Assai buono e accattivante è il tumulto di sentimenti ricreato nell'insieme.
Una volta consapevoli di non poter pretendere credibilità da questo film (è una sua pecca, ma nel contempo la sua risoluzione lo demolirebbe), scongiurare qualunque sintomo di "noia" avrebbe invece dovuto essere possibile.
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