Regia di Arie Posin vedi scheda film
Con un occhio di riguardo a Richard Kelly, il regista Arie Posin costruisce un film corale gradevole, che tenta di coniugare accenni surreali purtroppo un tantino sprecati(la figura di Troy poteva evocare visioni disturbanti di tutt'altra portata)a critiche all'ipocrisia e alla cecità del mondo adulto(e non), elaborando attorno ai suoi personaggi una vicenda esile, ma abbastanza credibile nella sua assurdità(cose più strane accadono...), senza tuttavia riuscire ad infondere la giusta profondità ai personaggi, a parte forse quello di Dean( ma il dubbio che sia solo la bravura di Bell a fare la differenza rimane).
Posin non possiede la sufficiente "follia poetica" di Kelly, e nemmeno la giusta profondità per far decollare il buon materiale psicologico a sua disposizione: i conflitti diventano esili come fogli di carta, e di tutti i confronti che avvengono nel film tra i personaggi, soprattutto tra adulti e ragazzi, l'unico davvero toccante è quello finale tra Bell e Close.
Alla fine, è un senso di indecisione a rovinare l'opera: non un dramma approfondito, non una storia surreale/onirica ben delineata(l'apparizione di Troy è quacosa di sporadico e mal funzionante, come un tappabuco per farci comprendere il senso di perdita del protagonista), non un thriller, non un'opera critica...un miscuglio di molte cose che non va a fondo con niente.
Tuttavia, un certo senso di genuina onestà riesce a salvare il film dal crollo totale, e ne rende la visione...a tratti persino interessante.
Cast sprecato. A parte Close e Fiennes, che sappiamo già essere bravi, Jamie Bell sembra trovarsi ad un differente livello rispetto a tutto il cast di coetanei(e anche a molti adulti): spontaneo, grintoso, credibile,a tratti commovente. Ma non certo grazie al contesto.
Meglio in lingua originale.
Bravissimo, uno spreco in mezzo a questo materiale di base.
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