Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Jake Van Dorn, imprenditore stimato e membro influente di una comunità calvinista nel Michigan, un bel giorno riceve la notizia della scomparsa della figlia, partita per un convegno in California. Assume un detective privato il quale scopre che la ragazza ha partecipato ad un film hardcore. Disperato, parte per la California dove viene a contatto con il mondo della pornografia e degli snuff movies, percorrendo una discesa agli inferi che lo segnerà nel profondo. Hardore è il secondo film da regista per Paul Schrader, dopo l’ottimo Tuta blu. Ed è un film molto personale. Soprattutto perché Schrader era cresciuto proprio in una famiglia calvinista, e riesce quindi a descrivere bene nella prima parte i caratteri e le abitudini dei personaggi. La seconda parte è invece una cupa e inquietante visita nell’inferno di una Los Angeles notturna dissoluta e violenta, che richiama alla memoria la New York di Taxi Driver, sceneggiato da Schrader tre anni prima. La metamorfosi del personaggio di Van Dorn è evidente; mentre è diametralmente opposto il suo rapporto con la giovane sbandata Nicky, che lo aiuta nella ricerca della figlia: dall’iniziale durezza e diffidenza alla comprensione. George C. Scott è superlativo nella sua interpretazione: riesce a dare al suo personaggio una rabbia ed allo stesso tempo una dolente e struggente intensità. Gran film, assolutamente da riscoprire.
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