Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Un religiosissimo uomo d’affari della provincia americana manda la figlia ad un raduno per giovani calvinisti. Il giorno di Natale riceve una telefonata che gli annuncia che la figlia è scomparsa. Assunto un investigatore privato, l’uomo scopre che la figlia è finita in un giro di film per adulti…
Chissà se Paul Schrader, autore di sceneggiatura e regia di questo “Hardcore”, ha visto “Il comune senso del pudore” di e con Alberto Sordi. Fatto sta che, tre anni dopo il mediocre lungometraggio dell’autore italiano, Schrader descrive per certi versi gli stessi ambienti, quelli della liberalizzazione dei film porno, delle strade infestate di manifesti, dei cinema a luci rosse ad ogni angolo. L’indagine di Schrader, uno dei personaggi più intelligenti ed interessanti del panorama cinematografico degli anni ’70, è tuttavia di una fattura superiore, innanzitutto perché, banalmente, non si limita ad un folkloristico affresco fintamente sociologico, ma realizza un film dall’ottima sceneggiatura e dalla messa in scena convincente; ed inoltre perché arricchisce il tutto con un’estetica molto rigorosa, che fotografa perfettamente gli Stati Uniti degli anni ’70, con musiche e scenografie emblematiche. Il protagonista, il calvinista Jake Van Dorn, è interpretato efficacemente da George C. Scott, alla migliore prova in carriera, bardato a tratti come uno Hugh Hefner ante litteram e credibilissimo. Brillante nel suo stridente contrasto tra le immagini della comunità olandese timorata di Dio di inizio del film e lo sgargiante turbinio di sesso e danaro dell’”altra America” che campeggia al di fuori della stessa comunità, il film è coraggioso nella sua smaccata crudezza (il 1979 non è certo il ventunesimo secolo).
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