Regia di Paul Schrader vedi scheda film
'Hardcore', il secondo film di Paul Schrader, è una discesa negli inferi in un mondo dove trionfano corruzione, perversioni, fatto di individui che approfittano delle debolezze altrui unicamente per fini di arricchimento personale. Il protagonista, un grande George C. Scott, nel ruolo difficile e scomodo del padre di famiglia, abitante in una comunità calvinista di origine olandese che, alla disperata ricerca della figlia scomparsa, viene a contatto con una galleria di personaggi facenti parte di un mondo sotterraneo - quello del circuito dei film porno a basso costo, nonché degli snuff movie - ben lontano dalla patina glamour hollywoodiana, che cercano di arrangiarsi per portare a casa compensi a dir poco modesti, sensa esitare ad infrangere la legge.
In questo percorso, che è anche di ricerca personale per il padre moralista e bigotto, l'autore inserisce alcune tematiche ricorrenti sia nei suoi lavori sia nelle sceneggiature scritte per Scorsese: la violenza, il peccato, la colpa e la redenzione. In una scena tre donne si chiamano con i nomi fittizi di Fede, Speranza e Carità, cioè le tre virtù teologali.
Curiose le analogie con 'Sentieri selvaggi' di John Ford: anche qui c'è la ricerca di una figlia che, a contatto con una nuova comunità, perde quasi la sua identità ma, alla fine, torna sui suoi passi. Scott, come il John Wayne-Ethan Edwards dice alla ragazza: 'Torniamo a casa'.
Oltre al più volte citato interprete principale da sottolineare la prova di Peter Boyle nei panni di un bizzarro detective e quella sofferta di Season Hubley in veste di una prostituta.
Voto: 8.
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