Regia di Jean Becker vedi scheda film
Eliane, ragazza di eclatante e ostentata bellezza, si insedia in un villaggio della Provenza con la madre e il patrigno. Corteggiata da tutti i giovani del luogo, accetta quasi con freddezza le attenzioni del timido e gentile Florimont, detto Pin Pon, meccanico e volontario nei vigili del fuoco, maggiore di tre fratelli che vivono con la madre, da tempo vedova, e la zia (sorella del padre) chiamata “Cognata” perché di origini italiane. Eliane convince Pin Pon a sposarla e, benché accolta con astio e diffidenza dalla suocera, si installa in casa sua. Poco a poco, ci si rende conto che la donna ha in mente un inquietante piano di vendetta. Sa infatti di essere il frutto di uno stupro consumato vent’anni prima da tre individui, tra cui il defunto padre di Florimont. Rischia quindi di aver sposato un suo fratellastro, ma tira dritto per la sua strada, alla ricerca degli altri due violentatori. Siamo solo all’inizio di una trama che riserva numerose sorprese, con certezze che vanno in frantumi nella ricostruzione del classico “fattaccio” e un finale tragico quanto inatteso.
Regista tutt’altro che prolifico, ma autore di non poche perle cinematografiche, Jean Becker firma con questo film una delle sue opere più amare e disperate, a dispetto dell’atmosfera distesa che sembra regnare nel villaggio, del sole accecante e della luminosa bellezza di Isabelle Adjani. Lo spettatore viene introdotto nella vita paesana di una provincia profonda e piuttosto arretrata, ma soprattutto all’interno delle due famiglie protagoniste. La madre di Eliane aveva sposato un Italiano. Il suo secondo marito, interpretato da un Michel Galabru, come sempre in gran forma (che si tratti di comicità o di tragedia), è costretto su una sedia a rotelle e scopriremo con stupore il perché. Nella famiglia di Florimont, si distinguono in particolare l’esile e tenerissima Suzanne Flon, nel ruolo dell’anziana “Cognata”, completamente sorda, in mezzo ad una famiglia in cui tutti si ostinano ad urlarle nelle orecchie. Riesce ad entrare in contatto con Eliane proprio perché, invece di strillare, la ragazza le si rivolge calmamente e con dolcezza. Diventerà così complice involontaria del progetto di vendetta. Emerge poi la figura di Mickey, uno dei due fratelli di Pin Pon, molto ben tratteggiata dall’ancor giovane François Cluzet, giustamente candidato come miglior attore non protagonista ai “César” del 1984. Il film ne vinse ben quattro, tra cui quello decretato a Isabelle Adjani come migliore attrice protagonista, e quello per la migliore attrice non protagonista, assegnato ancor più meritatamente a Suzanne Flon. Alla sua uscita nelle sale francesi, “L’été meurtrier” fu visto da oltre cinque milioni di spettatori, ma divise la critica. A qualcuno il film apparve come poco più di un pretesto per esibire forme, curve e primi piani di Isabelle Adjani, sacrificando l’approfondimento degli altri personaggi e dell’intera sceneggiatura. A parer mio, la star francese è certamente al centro della vicenda, si esibisce con generosità, ma non esagera ed è brava, come le accade quando è diretta da registi di grosso calibro. Inoltre, l’intreccio è ben più complesso di come lo abbia sintetizzato all’inizio e cattura l’attenzione dello spettatore ben oltre le grazie di Isabelle. L’idea della donna che, per un gravissimo torto subìto, si vendica di più uomini mi ha ricordato il personaggio interpretato da Jeanne Moreau in “La sposa in nero” di François Truffaut (1967). Qui, il tono è molto più pessimista, l’esito molto più nero, come in non pochi film di Claude Chabrol, ambientati anch’essi in piccoli mondi della provincia francese. Non epocale, ma corretta e gradevole la colonna sonora di Georges Delerue, il compositore della maggior parte dei film di François Truffaut.
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