Regia di Herschell Gordon Lewis vedi scheda film
Sequel di un film modesto ma che, a suo modo, costituisce il prototipo di un tipo di horror viscerale ed eccessivo. Girato male, come se il tempo si fosse fermato agli Anni '60. Nonostante l'alto contenuto splatter, il registro da commedia rende il tutto (troppo) spesso ridicolo.
Sono passati quarant'anni dai macabri fatti di Fuad Ramses: quando sette ragazze vennero uccise per potere utilizzare i loro corpi e fornire di carne la cucina di un ristorante. Dopo tanto tempo il nipote del folle assassino sanguinario, Fuad Ramses III (J.P. Delahoussaye), eredita il locale e decide di riaprire l'attività in forma di catering. I primi clienti sono Tiffani (Toni Wynne) e il detective Myers (Mark McLachlan), una coppia in prossimità delle nozze, che per l'occasione organizza un party preparativo. Ramses, nei sotterranei, rinviene la statua della dea babilonese Ishtar, restando contagiato dal potere nefasto dell'idolo. Nel rispetto della tradizione, solo un tributo di carne umana, da procurarsi durante un festino, può placare la sete di sangue della divinità. Quando nei paraggi le ragazze cominciano a scomparire, il detective Myers e il collega Loomis iniziano a sospettare di Ramses.
H. G. Lewis torna, dopo quasi quarant'anni, a dirigere il sequel di Blood feast, con lo stesso spirito -e identica scadente tecnica- dell'epoca. Ne esce questo strano oggetto, particolarmente vintage e con un costante registro da commedia che ne sminuisce in gran parte il girato. Lewis esagera con effetti splatter e gore proponendo un vero e proprio campionario del cattivo gusto: arti amputati, enucleazione di bulbi oculari, esportazione di viscere, scatole craniche rimosse e cervelli asportati. Effetti artigianali, girati in massima economia ma in grado di provocare una buona dose di disgusto.
Eppure Blood feast 2 rimane un brutto film, poco interessante e per nulla coinvolgente. A cominciare dai protagonisti. J.P. Delahoussaye (Fuad Ramses) non ha minimo senso della recitazione e, fisicamente, sembra la caricatura di John Travolta da giovane (con venti chili di troppo). I due detective sono macchiette ispirate ad una comicità slapstick alla Stanlio e Ollio, e in genere i siparietti ironici mancano di adeguata preparazione. C'è una buona dose di nudo, garantito da un cast femminile piuttosto affascinante e in piccolo cameo figura pure John Waters (nel ruolo di reverendo ben poco ortodosso). I nomi dei due investigatori pasticcioni (Loomis e Myers) omaggiano Halloween e in genere Lewis sembra essersi divertito un sacco nel girare il film. Che resta il vero seguito di Blood feast, ma resta anche un film mal girato e interpretato. Nello stile poi, inconfondibile, del Padrino del gore, ovvero un burlone, ex docente di letteratura inglese, che si è trovato dietro una macchina da presa per caso, grazie al socio e produttore David Friedman (promotore anche di questo progetto). Dei film diretti da Lewis, questo è l'unico che può contare sul doppiaggio (terribile) italiano, realizzato in occasione di una doppia uscita DVD. Per quanto non esenti da limiti e difetti, appaiono molto migliori l'originale e il suo più recente remake.
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