Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Film su commissione per un Wenders in trasferta americana, ma in definitiva film coppoliano fino al midollo, in cui il celebre regista de "Il Padrino" compare come produttore, ma di fatto fagocita l’intera operazione, nel bene e nel male. La pellicola e’ un noir in stile chandleriano con protagonista un brizzolato detective con problemi di alcolismo e di salute, che sopravvive anche con la scrittura di romanzi gialli, probabilmente prendendo spunto dalle esperienze personali.
Contattato da un non molto limpido collega che sembra rivelargli solo cio' che vuole, il detective Hammett viene coinvolto nell’indagine sulla sparizione di una giovane attricetta cinese di filmini soft porno, letteralmente scomparsa nel nulla.
L’investigazione consente al protagonista di far luce su un fenomeno di corruzione dilagante che coinvolge gli esponenti piu’ in vista di San Francisco, dal mondo della politica in particolare. Quando il gioco si fa troppo compromettente, cominciano a piovere cadaveri e il marcio copre ogni volonta’ di far luce tra il torbido. Girato interamente in studio, il film si avvale di una lussuosissima fotografia che ricorda anche uno degli ultimi De Palma, nell’adattamento cinematografico da "Black Dalia" di James Ellroy, ma come questo, a mio avviso, denota un certo clima statico, ingessato, come una sensazione di aria viziata che ti spinge a provare il desiderio di spalancare le finestre, come accade in una stanza buia e chiusa. Detto questo il film rimane una interessante incursione nel gangster-movie di buona ambientazione, che non raggiunge tuttavia le vette invalicabili di un Chinatown polanskiano, di qualche anno precedente a questo.
Anche il cast avrebbe probabilmente meritato nomi piu’ prestigiosi o con maggior appeal sul pubblico. Un pur volonteroso Frederic Forrest, privo tuttavia del carisma di Nicholson, Duval, Hackman o anche solo di un buon James Caan, rischia di far appannare a tratti la pellicola che vive di atmosfere sonnacchiose scandite solo episodicamente da piccoli colpi di scena che ne ravvivano la debole fiamma.
Wenders insomma lavora con diligenza perdendo tuttavia, almeno in questa occasione, molta della creativita’ visiva e narrativa che ha caratterizzato la pur alterna ma notevole innegabile carriera.
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