Regia di John Irvin vedi scheda film
Dopo aver diretto Codice Magnum (1986), John Irving si misura col war movie e lo fa, come di moda negli anni ottanta, guardando al Vietnam. Hamburger Hill, dal nome della collina boschiva che gli americani devono conquistare, è un film crudo, con belle sequenze di combattimento e alcune scene che non si cancelleranno facilmente dalla mente dello spettatore (memorabile la scena del militare americano che parla al telefono chiedendo rinforzi che, dopo lo scoppio di una bomba, continua monocorde a parlare non accorgendosi di aver perso un braccio). Ciò che colpisce è la sensazione di straniamento che riescono ben a rappresentare i volti degli attori. I militari di Irving non sono dei super machi, ma sono ragazzi che gridano, si disperano, piangono e si guardano attorno con una sensazione di incredulità per la follia in cui si trovano protagonisti. Lo script è lento, diviso in due parti nette, poi cresce pur risultando decisamente sfilacciato e, in parte, ripetitivo. Nei dialoghi ci sono denunce, sulla scia di Rambo, sia all'atteggiamento americano tutt'altro che ben disposto verso i reduci, sia al razzismo contro gli afroamericani (una condizione che, in battaglia, viene superata per la presenza di un nemico contro cui fare fronte comune). Non mancano poi stilettate verso i media e i giornalisti, presentati quali avvoltoi che sfruttano la morte altrui per fare soldi. Notevoli le scenografie (persino nel fango sotto la pioggia torrenziale). Non male.
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