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L'uomo perfetto

Regia di Jørgen Leth vedi scheda film

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La recensione su L'uomo perfetto

di FABIO1971
8 stelle

Il danese Jørgen Leth, considerato da Lars Von Trier come il suo maestro, tanto da citare una sequenza del film nel suo Epidemic e da realizzare in collaborazione con lui, nel 2003, Le cinque variazioni, in cui Von Trier lo sfidava a rigirare, sulla base di alcuni precisi vincoli e per cinque volte, proprio questo suo Det perfekte menneske, ovvero L'essere umano perfetto, esordisce in solitaria nel 1967 dopo due corti (tra cui Stopforbud, documentario sul leggendario pianista jazz Bud Powell) codiretti insieme al fidato sceneggiatore Ole John, che qui si occupa dello script e della fotografia: questo breve cortometraggio (poco più di dodici minuti di durata) costituisce una suggestiva esplorazione delle infinite possibilità narrative del linguaggio cinematografico, sospesa tra provocazione sintattico-estetica e brillante saggio antropologico, in cui i due attori protagonisti, Claus Nissen e Majken Algren Nielsen, interpretano, rispettivamente, l'Uomo Perfetto e la Donna Perfetta. Leth li immerge in una stanza bianca senza dimensioni e li riprende mentre compiono semplici gesti. Camminano, saltano, corrono, cadono a terra, ballano, si sdraiano, si spogliano, fumano (lui pipa o sigarette, lei il sigaro), si tagliano le unghie, fanno l'amore, mangiano e bevono (prima un letto e poi una tavola imbandita appaiono nella stanza), ne inquadra i dettagli del volto e del corpo (occhi, orecchie, ginocchia, piedi) e commenta laconicamente fuori campo i loro gesti, a metà strada tra il video di un corso di lingue straniere (per via del tono monocorde, ironico e scolastico della voce off che, ad esempio, mentre i due protagonisti accarezzano il proprio viso e il resto del corpo, commenta laconicamente: "Com'è toccare l'essere umano perfetto? Com'è la pelle? È liscia? È calda? È morbida? È asciutta? È ben curata? Com'è la pelle del mento? Com'è sulle gambe? Le braccia? La gola?") e una straniante destrutturazione del testo filmico, svuotato fino a lasciarne emergere solo la scheletrica essenzialità delle immagini. E, mentre l'Uomo Perfetto si taglia le unghie, la voce fuori campo commenta: "Ascoltate l'essere umano che si sta preparando. Ascoltate l'essere umano perfetto che vive. Ascoltate i suoi suoni. A che cosa sta pensando quest'essere umano?". A questo punto, però, l'Uomo Perfetto parla, rispondendo alla voce off: "Anche oggi ho vissuto qualcosa che spero di capire entro qualche giorno. Attorno alla mia mano sinistra brillava un anello di fiamme di un chiarore pallido. Ho considerato il lato sinistro del mio cappotto scuro, e in mezzo al mio cuore c'era una piccola macchia bianca. Non ho idea di che cosa significhi tutto questo". Ricerca formale, estetica dello sguardo cinematografico, cura certosina nella composizione delle inquadrature, incorniciate in uno smagliante bianco e nero, straniamento e disorientamento dello spettatore. Una piccola, scintillante gemma avanguardista.

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