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Hair

Regia di Milos Forman vedi scheda film

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La recensione su Hair

di LorCio
8 stelle

Più che un cult, un film simbolo. Non è tanto il manifesto della cultura hippy, quanto la fotografia di un momento della storia recente (americana), sicuramente rappresentato con fascino da un Milos Forman che, comunque, trova la giusta distanza tra la mdp e l’azione. Al punto che è ravvisabile un suo coinvolgimento nella storia nel personaggio di Claude, cioè il neofita, l’extra (perché gli omnes sono troppo al di là, vanno conosciuti per identificarsi) Se si può, muovo subito una critica a questo splendido film: il film (ma prima ancora il musical) dimentica un elemento importante della cultura hippy, cioè il consumo di sostanze stupefacenti come conoscenza sensoriale ed esistenziale. Obiezione: è la scena della chiesa? Ah già, la chiesa. Ecco, è questa una delle sequenze più psichedeliche del cinema: confusa finché si vuole nel suo falò di simbolismi ed evocazioni sensibili, resta un’esperienza di dubbiosa matrice e di innata attrazione.

 

Storia frammentaria, è vero, ma resa omogenea da numeri musicali sempre all’altezza che si snodano lungo una storia esemplare, di formazione e di esperienza, destabilizzante per la società borghese (ben esplicata nell’intrusione al matrimonio), certamente qua e là nostalgica ma anche profondamente vinta: siamo nel 1979, la filosofia hippy è ormai un vecchio ricordo, una dolce sensazione di sfida verso il mondo che risulta di già anacronistica o almeno superata. Infonde buonumore, ma anche amara malinconia: filtrato attraverso canzoni memorabili, ballate in modo sublime (ma il vero interesse di Hair sta nell’aver trovato il giusto ritmo alla scandire dei numeri musicale) con leggerezza ma anche consapevolezza, provoca emozioni particolari anche per chi non ha vissuto quella stagione: e Let The Sun Shine In è un’esplosione di commovente ottimismo, checché se ne dica, il grido speranzoso che qualcosa, tutto sommato, tuttavia, può sempre cambiare. Basta lasciare entrare il sole. Giovanni Grazzini del Corriere della Sera non ci capì nulla: leggete la sua parrucconissima recensione e fatevi quattro risate.

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