Regia di José Padilha vedi scheda film
un fatto finito male. padilha tenta una visione al di sopra delle parti. al di sopra di quella città tentacolare che ha urbanizzato l'(in)urbanizzabile volando sopra le vie, i grattacieli, le baraccopoli e i palazzi governativi da dove non arriva nulla di risolutivo. l'unica preoccupazione è quella di non sparare a nessuno. di non dare un'immagine negativa della polizia e dei poteri. polizia fatta di gente che non ha trovato niente di meglio nella società da fare e poteri che latitano. poi c'è il BOPE, i reparti special, quelli del bel film TROPA DE ELITE sempre di padilha, quelli che in teoria sono addestrati per risolvere casi come questi. casi dove c'è bisogno di approcciare psicologicamente il criminale del caso. criminale che ha preso in ostaggio un autobus, il 174 del titolo, e lentamente(forse troppo e meno male che il documentario che ho visto io non dura 174 minuti)quasi da solo, il caso si risolve. si risolve con la complicità del criminale stesso. un criminale che probabilmente dalla vita e dal caso non ha avuto alternative. alternative valide ad una tragedia familiare, che dalla morte violenta della madre, l'ha portato a vivere in strada a diventare un precoce sniffatore di colla e coca e a frequentare i peggiori riformatori/carceri della città. padilha dialoga coi sequestrati, coi poliziotti, con gli psicologi e assistenti sociali e traccia un profilo del sequestratore che da semplice figura dietro ai vetri del bus, acquista nome e identità. che non basta però. il fatto però diventa un fattaccio, e dopo ore e ore di stallo, sandro do nascimento decide di scendere dall'autobus portando con sè una ragazzina come ostaggio. normale è vero, ma forse analizzando i fatti, ha deciso di portare con sè proprio l'unica che ha mentito per avere salva la vita, perdendo quella specie di fiducia che si era creata tra il sequestratore e i sequestrati. un fiducia fittizia che si reggeva sui bisogni reciproci di "fuggire" e di avere salva la vita. il fatto quindi precipita rovinosamente prendendo le sembianze del fattaccio e la malagestione da parte dei poteri e dei reparti speciali sfocia nella morte di un innocente e naturalmente del criminale, che viene portato via in una cammionetta tolto dalle mani inferocite della folla che chiede la sua vita e ucciso dai poliziotti. padilha traccia un ritratto della città impietoso, che ha bisogno di un aiuto divino e di poteri che non pensino solo ad essere rieletti. città dove gli ultimi non hanno nessuna possibilità o quasi di avere una vita degna di essere vissuta e la popolazione è ben divisa in caste, dove gli invisibili sono ben visibili(in una scena una ragazza dice che cercavano posti non troppo visibili dove dormire perchè andava di moda sfondare i crani dei bimbi di strada coi sampietrini)i ricchi sono ricchi e chi conduce una vita normale deve barcamenarsi tra questi due estremi. di certo la vista dall'alto della spiaggia di copacabana dove i bambini di strada si recano per i turisti non ha più quell'aura paradisiaca.
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