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Gunny

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Gunny

di Antisistema
7 stelle

"Io sono il sergente Gunny Highway, ho bevuto più birra, pisciato più sangue, chiavato più mignotte e dato più cazzotti di tutti quanti voi stronzetti messi assieme!"

"Voi da soli non sapete farvi neanche le seghe"

"Qui è la mia volontà contro la vostra e voi avete giù perso" 

"Il fatto che ci stiamo tenendo per mano non significa che dobbiamo fare lingua in bocca sotto alla doccia, vero?"

(Leggendarie parole da scolpire nelle tavole della legge della settima arte alla voce personaggio cazzuto).


Il cinema di Clint Eastwood ha sempre subito etichettature ideologiche, per quanto lo stesso regista in realtà se ne sia sempre fregato del pensiero altrui, per farsi beatamente il suo percorso cinematografico politicamente scorretto con tanto di ambiguità, i critici per lunghi anni hanno avuto da ridire, i produttori tremavano per la possibile cattiva pubblicità, ma il pubblico pagante che è l'unico elemento d'importanza nel paese più capitalista del mondo, per questo suo modo di fare strafottente lo ha sempre adorato.
Con il film Gunny, il regista tocca l'apice dell'ambiguità ideologica; militarista o presa in giro? Reazionario o satira estremizzata? Nonostante le molteplici visioni effettuate, la pellicola risulta più sfuggente del venire a capo del flusso di coscienza dell'Ulisse di Joyce, forse perchè non tutto è bianco o nero, nonchè uno che ha votato Nixon, Reagan e Trump, pur essendo iscritto nei registri elettorali americani come elettore repubblicano, non basta a far iscrivere tale opera alla voce reazionaria, specie dopo essere venuti a conoscenza del rifiuto netto da parte dell'esercito nei confronti della pellicola, che esso stesso aveva in qualche modo contribuito a finanziare, per poi rinnegarla per il linguaggio adoperato e per il ritratto disastrato del protagonista.
Nonostante il servizio eccellente nelle guerre di Corea e Vietnam, con tanto di decorazioni e prestigiosa Medal of Honor, la vita del sergente Gunny (Clint Eastwood) da tempo ha imboccato un sentiero discendente; l'ètà vicina alla pensione gli preclude il ritorno in servizio attivo, il carattere irascibile gli ha provocato continue noie con la legge ed i superiori, così come l'insofferenza all'autorità da lui percepita come incompetente ed infine l'incapacità di essere sincero nei sentimenti verso la ex-moglie ne fa una figura fragile dietro la maschera ultra-machista. L'esistenza del sergente sembra quindi destinata a concludersi con un pensionamento senza possibilità di rivedere l'amato fronte per poter servire ancora un'ultima volta il suo paese, ma il trasferimento in una base militare dei marines nelle vicinanze di casa sua, con il compito di addestrare il battaglione esploratori la cui disciplina è andata a farsi benedire, può essere l'occasione di ricominciare e rimettere a posto i cocci della propria vita, anche se il suo carattere non facile ed insofferente verso i superiori come il maggiore Powers, privo di esperienza sul campo, gli causano ulteriori noie, nonchè il difficile tentativo di riconciliarsi con l'ex-moglie che lo detesta ed infine l'insubordinazione dei suoi nuovi allievi, che vedono nell'uomo l'espressione di un residuato bellico di un'altra epoca, dai metodi di addestramento poco ortodossi per via di allenamenti a base di lacrime e sangue, molto lontani dall'approccio scientifico-tecnologico che si apprestava a fare ingresso nei metodi di insegnamento della guerra moderna.

 

Clint Eastwood, Mario Van Peebles

Gunny (1986): Clint Eastwood, Mario Van Peebles


"Andatevi a divertire in città stasera, ubriacatevi, sballatevi, strofinate il vostro uccello fra le coscie delle vostre ragazze oppure ficcatelo in un buco del muro per sfogarvi, perché da domani mattina, alle 6 in punto, le vostre chiappe appartengono a me"

(Qui ho pianto, che uomo, che classe, che stile, un modello di vita!)

La diplomazia non è il forte di Gunny, come potete vedere il suo linguaggio schietto e diretto, molto volgare sicuramente, disturba i benpensanti, ma la caratteristica dei personaggi di Eastwood è quella dell'essere sinceri fino in fondo, questa non è una qualità purtroppo molto apprezzata ai giorni nostri, specie dall'autorità, però non è un caso che i suoi metodi alla fine funzionino con i giovani ragazzi del corpo esploratori, i quali apprezzano a lungo andare i suoi modi spicci ma efficaci, diventando dei veri marines. Nelle frasi che leggerete sopra, si nota un certo stile alla sergente Hartman di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick (1987), in effetti Eastwood sembra anticiparlo, anche se il tono qui è lontanissimo da quello glaciale ed asettico della pellicola kubriciakana, poichè Gunny è una pellicola che estremizza ogni situazione portandola all'eccesso sia nei dialoghi che nelle varie situazioni, si ride molto per certe espressioni politicamente scorrette non più possibili in un film odierno, si passa da frasi maschie e reazionarie ad adorabili quanto spassosi insulti sessisti/razzisti, body-shaming, di rigetto di ogni contro-cultura, anti-minoranze, anti-politici ed insulti omofobi, questi ultimi talmente numerosi ed eccessivi, da dover essere per forza letti in chiave di parodica denuncia, che si diverte a prendere in giro la virilità ostentata da questi militari, i cui corpi scolpiti sono inquadrati di frequente dalla macchina da presa di Eastwood, come volesse chiedersi dall'esterno di cosa abbiano paura questi omaccioni? Che qualche elemento omosessuale possa metterne in discussione la mascolinità? Eppure sono loro ad ostentarla così allegramente, quindi questi omaccioni fisicati vedono un "pericolo gay", che nei fatti non sussiste minimamente; a voler essere maliziosi sono loro stessi con tale esibizione fisica a veicolare un sottotesto "omoerotico", che poi per allontanarlo da loro, lo proiettano in un inesistente "nemico" esterno vedendo in ogni gesto "equivoco" una qualche espressione di omosessualità. 
Tutta la pellicola di Gunny è costruita sull'eccesso delle ambiguità, che purtroppo viene in gran parte meno nella seconda parte ambientata nella missione di sbarco sull'isola di Grenada contro le forze comuniste, dove il manicheismo indotto dalla serietà della situazione indubbiamente ha maggior spazio, con critiche per la rappresentazione geopolitica e polemiche per talune scene considerate a favore dell'imperialismo USA, tra cui quella famosissima (ma ironica) del sigaro cubano, che Gunny preleva dal cadavere di un cubano per poi fumarselo beatamente, quando ad inizio film aveva redarguito un suo pari grado per un sigaro Avana di contrabbando. 
Data la difficoltà della satira presentata nell'opera, il film venne accolto con una netta spaccatura da parte della critica, dove molti recensori lo presero molto più sul serio di quando non lo fosse in realtà (Pauline Kael lo atomizza di brutto nella sua analisi), ma il tempo degli elogi verrà più avanti, fortunatamente il pubblico fece guadagnare a questo buon film 121 milioni su 15 di budget. 

 

Clint Eastwood

Gunny (1986): Clint Eastwood

 

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