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Gunny

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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Paul Hackett

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La recensione su Gunny

di Paul Hackett
8 stelle

Gunny Highway, sergente addestratore dei marines, avido lettore di riviste femminili e veterano di mille battaglie (e di mille risse nei bar, scatenate solitamente dalla sua lingua tagliente e dai suoi metodi spicci), riceve l'impegnativo compito di trasformare un gruppo di reclute smidollate in veri soldati. Dopo un approccio quantomeno ruvido, riuscirà a guadagnarsi la fiducia dei suoi e a guidarli in una pericolosa operazione militare sull'isola di Grenada (la cosiddetta "Urgent Fury", realmente verificatasi nel 1983, con tanto di condanna dell'ONU agli USA). Non il miglior Eastwood (i capolavori del regista/attore americano sarebbero arrivati successivamente), ma sicuramente uno dei personaggi più riusciti (e terribilmente divertenti) interpretati dal vecchio leone: il sergente Highway, sboccato, rissoso, "cattivo, incazzato e stanco" è una di quelle figure che non si dimenticano facilmente, anche se, a tratti, lasciano un tantinello perplessi per l'ambiguità del messaggio di fondo (un ribelle quasi anarchico nella catena gerarchica dell'esercito americano che istruisce i propri uomini a pensare "creativamente" per adeguarsi al nemico ma che, nello stesso tempo e inevitabilmente, insegna loro ad essere ingranaggi ben oliati di una macchina di morte... sono tante le contraddizioni in campo). Il film è sostanzialmente scisso in due parti, distinte e separate: la prima decisamente comica e sarcastica (a tratti davvero esilarante), la seconda nelle forme di un più tradizionale (e meno interessante) film di guerra. A tratti davvero irresistibile, "Gunny" è la classica pellicola che da anni divide pubblico e critica, anche e soprattutto da un punto di vista ideologico e, probabilmente, il miglior modo per fruirne è quello di limitare al massimo le masturbazioni mentali e godersi il film per quello che è, uno dei più graffianti ruggiti di un vecchio e indomabile leone che, infischiandosene di aderire a correnti precostituite di pensiero, ha sempre vissuto (e recitato) la vita a modo suo: quattro stelle.

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