Regia di William Friedkin vedi scheda film
Storia d'amore impregnata di una follia carnale e distruttiva. "Bug" di William Friedkin, opera meno conosciuta dell'autore del film di culto "L'esorcista", è uno dei thriller psicologici più intensi, drammatici e allucinati che si siano visti negli ultimi anni. Girato con due attori quasi perennemente rinchiusi in una stanza(Shannon e Judd, coraggiosi e intensi), teatrale suo malgrado, la storia non è solo un esempio accurato e credibile di "follia a due", di paranoia condivisa che isola e uccide, ma un simbolo estremo dell'intimità dell'amore, e di una fuga dal dolore in cui il mondo a volte risucchia gli animi più deboli ed esposti, portando paradossalmente l'essere umano a scegliere(inconsciamente) una follia che lo ripari dalla coscienza del male. Coscienza forse anche più terrificante e capace di "assassinare" l'anima.
Ed ecco che il personaggio della Judd, travagliato da una vita di sofferenze continue e debilitanti, di isolamento, si aggrappa all'unica figura che emerge nel suo mondo con una realtà che le fornisce una via di fuga da un dolore troppo vero e incontrollabile(e che non sa più fronteggiare), Peter(Shannon), ex soldato affetto da una forma di schizofrenia paranoide articolata e complessa, eppure anche portatore di inusitata onestà e candore. Ciò che la Judd è per il personaggio di Shannon- uno specchio in cui riversare completamente i moti di sofferenza e follia che racchiude in sè-, poco alla volta si trasforma in uno scambio condiviso di nevrosi e paure, una fuga verso un territorio intimito di solitudine e terrore condivisi, da cui il resto del mondo viene escluso, e che crea uno stato di simbiosi così intenso, da trasformare i corpi dei due amanti(che un amore lo condividono davvero, in una forma estrema e irresistibile) in un'identica mappa di dolore e rifiuto del mondo. I piccoli insetti(afidi parassiti) che il personaggio di Shannon sente divorarlo da dentro finiscono con l'espandersi in ogni angolo della vita dei due protagonisti, dentro e fuori, restringendo gli spazi, isolando, coprendo, invadendo ogni angolo della loro mente, della pelle, dell'aria...ogni pensiero, fino al punto in cui i fantasmi che entrambi portano dentro non assumono forme distorte incontenibili; il pericolo invade denti, ossa e sangue, e i mostri che tenevano sotterrati nell'inconscio non emergono, reggendo "maschere deformi"in grado di dare una spiegazione(folle e irrazionale) ad eventi reali di dolore inspiegabile e impotente. Il finale, un'escalation sanguinaria e carnale di delirio a cui assitiamo, paralizzati e affascinati, rivolge inevitabilmente il focus della degenerazione mentale sulla forza creativa e distruttiva che ha partorito la piaga immaginaria da cui i protagonisti sono affetti: nel loro incontro risiede la miccia che ha innestato il delirio. Nella congiunzione intima di due anime allo sbando in un mondo che percepiscono come una minaccia. Nella congiunzione di due dolori che si incontrano, si compenetrano, si comprendono...e si amano fino alle estreme conseguenze. Rinchiusi e al tempo stesso liberati dal reciproco perdersi l'uno nell'altro.
Prova d'attori davanti alla quale puoi solo inchinarti: Ashley Judd e l'affascinante Michael Shannon gareggiano in bravura, esponendosi anima e corpo, in due interpretazioni intense, drammatiche, e assolutamente indimenticabili.
Carnale, folle, struggente, e bellissimo.
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