Regia di William Friedkin vedi scheda film
Bug è un inesorabile affossamento nei meandri dell'anima, un ossessivo e tesissimo addentrarsi nei dolori di due persone bisognose l'uno dell'altra, Peter, un ragazzo reduce della guerra del Golfo scappato da un ospedale psichiatrico in cui (dice) era usato da cavia per esperimenti scientifici, e Agnes, una madre che non trova il figlio da dieci anni ed è minacciata dalla figura bieca e volgare del marito uscito di prigione, personaggio che però esce presto di scena, come anche l'amica di Agnes, lasciando campo libero al rapporto simbiotico e "parassitario" di Peter e Agnes, esito necessario, fisico e psicologico, del contatto con gli afidi innestati nel corpo del ragazzo. Un rapporto che sempre più diventa totalizzante, disperato e annientante, relegato dentro la stanza di un motel, in costante combattimento con l'esterno (i medici e l'esercito; il marito) e con l'interno (gli insetti e le proprie menti).
W. Friedkin dirige uno dei suoi film migliori e più inquietanti, bravissimo nel lasciare sempre il dubbio se sia mera paranoia o ci sia qualcosa di vero nella storia, abilissimo nel far vivere un ambiente chiuso e i suoi pochi personaggi (a parte poche immagini d'esterno; d'altronde non dimentichiamo che è lui il regista di quel cult che si intitola Festa per il compleanno del caro amico Harold [The Boys in the Band], anch'esso quasi del tutto vissuto e introiettato tra quattro mura, sempre alla ricerca della propria vera interiorità). Abilità di movimenti, di tensione, ma anche qualità visive e scenografiche, come le immagini del finale con la stanza ricoperta interamente di stagnola e illuminata da luci al neon azzurrognole, un microcosmo metaforico di netto contrasto con l'esterno, un'altra dimensione che ormai non può più tornare indietro ma solo autodistruggersi in un estremo atto di follia e insieme di amore inseparabile, in lotta fallimentare con l'orrore celato nei grandi meccanismi che fanno girare il mondo. 8
Mediocre.
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