Regia di Anders Morgenthaler vedi scheda film
Film animato per adulti del regista e fumettista danese Anders Morgenthaler (autore del segmento "K is for Klutz" nel primo "ABCs of Death"): "Princess" è un viaggio crudo e sconcertante nella Disperazione Umana, nel Senso di Colpa, nella Degradazione, nella Sofferenza, indagando al contempo il mondo del porno e della prostituzione e il tema della Vendetta. Il tutto con uno stile animato grezzo, volutamente "sgraziato" e accompagnato da inserti in live action, quasi tutti di tipo "mockumentarystico" (si parla delle vhs registrate dal protagonista August e/o dei porno con la sorella defunta Christine, ma spesso il video si confonde con i Ricordi) tranne nel Finale "ultraterreno". A rendere più esasperato il tutto è la presenza di una bambina, Mia, la figlia di Christina: il suo passato ha evidentemente subito l'influenza del lavoro della madre e quindi del mondo della pornografia, e vari lividi sul suo corpicino lasciano intendere anche abusi agghiaccianti. Tutto questo si riflette sul suo atteggiamento, precocemente disinibito (ma conservando l'innocenza dell'inconsapevolezza) e difficile da gestire per August, un religioso che decide di intraprendere una "missione" a metà tra appunto Vendetta e Moralismo: distruggere tutte le copie dei porno della sorella defunta e colpire il di lei fidanzato Charlie, che ritiene responsabile di tutte le sciagure capitate a Christina e a Mia.
Morgenthaler non usa un approccio manicheo e moralista nel narrare questa torbida storia: se da un lato si denuncia lo schifo che gira intorno al business della pornografia, dall'altro l'ossessione di August viene man mano denudata, mettendone in luce la follia e, per certi versi, il profondo Senso di Colpa che lo porta a ritenere Charlie come unico responsabile di ogni male quando in realtà un po' tutti e tutte hanno la colpa (come dice una vecchia prostituta gestrice del bordello da cui il protagonista preleva la nipotina), forse (anzi, probabilmente) anche di August stesso.
Un film molto interessante, seppure non privo di imperfezioni (Multe, il pupazzo di Mia, che viene ogni tanto "fatto vivere" non mi ha esaltato molto) e qualche cliché: merita sicuramente di essere riscoperto e apprezzato, soprattutto per i notevoli spunti di riflessione lanciati.
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