Regia di Clark Johnson vedi scheda film
Michael Douglas e Kim Basinger amanti in un film. Vent’anni fa l’idea, forse, avrebbe entusiasmato i produttori e gli spettatori. Oggi, dato il discreto livello di bollitura dell’interprete maschile (Kim Basinger mantiene ancora un certo fascino, ma il suo ruolo è puramente decorativo, come ormai spesso le capita in questi anni), passa inosservata (il film è stato un colossale flop commerciale). E così la relazione adulterina tra un agente speciale dal glorioso passato (ha preso la pallottola indirizzata a Reagan, come mostra l’incipit “documentaristico”) ancora al servizio della Casa Bianca e la first lady viene relegata a pochi fuggevoli e casti baci all’interno della solita, ordinaria e vecchiotta storiella di spionaggio condita in salsa thriller decisamente avariata (viene rispolverato persino il KGB). La vicenda dell’innocente coinvolto in una pericolosa macchinazione e costretto a fuggire per dimostrare la propria innocenza (la sequenza della fuga del protagonista dalla casa tenuta sotto controllo non fa una gran pubblicità all’efficienza dei servizi segreti) è insapore, procede, tra sbadigli e sonnellini, in modo convenzionale ed anonimo fino alla scoperta dell’”insospettabile” colpevole ed al ristabilimento della giustizia (tutta la seconda parte è loffia, poco plausibile e monocorde, culminante in una conclusione assai deludente, ben al di sotto di aspettative già peraltro piuttosto basse, sarebbero serviti dei cattivi più carismatici e motivazioni meno superficiali). Regia svogliata (Clark Johnson, soprattutto regista televisivo, è al suo secondo film dopo il dignitoso “S.W.A.T.”), sceneggiatura appassita che pare scritta con il copia ed incolla, firmata da George Nolfi (suoi gli script di “Timeline”, “Ocean’s Twelve” e “The Bourne ultimatum”, nonché regista dell’atteso “The adjustment bureau” con Matt Damon). Kiefer Sutherland rimanda inevitabilmente al serial “24” di ben altro spessore, grazie al quale ha comunque raffinato notevolmente le sue doti recitative. Eva Longoria è un bel vedere ma è sprecata in un ruolo tanto insignificante. Nel cast si rivede anche Blair Brown, attrice di cui ricordo la bella prova in “Chiamami aquila”, commedia sentimentale scritta da Lawrence Kasdan ed interpretata a fianco di John Belushi. A distanza di dieci anni da “Il Presidente” di Reiner (1996) Michael Douglas torna alla Casa Bianca: che il declassamento di ruolo debba essere letto come chiaro indice di una stella ormai definitivamente appannata al box office? Meglio in ogni caso rivedersi “Nel centro del mirino” dove almeno lo scontro Clint/Malkovich regalava più di un momento appassionante. Non brutto o irritante ma superfluo e clonato. Tratto dall’omonimo romanzo di Gerald Petievich, nel 1985 sceneggiatore di “Vivere e morire a Los Angeles” tratto a sua volta da un suo romanzo. E’ proprio vero che i tempi cambiano.
Voto: 5
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