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Diario del saccheggio

Regia di Fernando E. Solanas vedi scheda film

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La recensione su Diario del saccheggio

di Donapinto
9 stelle

Con DIARIO DEL SACCHEGGIO, l'argentino Fernando Solanas (regista attivissimo nel documentario) ci spiega (o comunque si sforza notevolmente di farlo) in dieci capitoli e in 2ore di pellicola, le ragioni che hanno causato il crack economico e fatto sprofondare nella povertà più estrema, il paese più ricco dell'America Latina, chiamato con l'appellativo di "granaio del pianeta terra", ricco inoltre di materie prime come petrolio e gas naturale. Il regista va alla radice, accennando addirittura al primo prestito ottenuto dal paese da una banca britannica nel 1824. Dopo il benessere vissuto sotto la "dittatura illuminata" di Juan Peron (comunque mai accennata da Solanas), per il paese comincerà una lenta e inesorabile parabola discendente, che culminerà' nella dittatura militare di Jorge Videla, dal 1976 al 1983, che causera' 30.000 desaparecidos, torture, violazione dei più elementari diritti umani (guardate assolutamente GARAGE OLIMPO di Marco Bekis) e l'inizio di un debito estero altissimo, che con l'arrivo della democrazia e dei due mandati di Carlos Menem, diventerà assurdamente sproporzionato. Dopo il radicale Raul R. Alfonsin, che si dimetterà' 6 mesi prima della fine del suo mandato, sarà il turno del già menzionato Carlos Menem, Peronista, un piccoletto di origini siriane con due ridicolissime basette e un'altrettanto ridicolissimo sorriso stampato su una faccia da manchino. Fama da play boy e seduttore, sposato con Cecilia Bolocco, una ex-modella cilena, Miss universo 1987 di 35 anni più giovane. Le sue politiche neo-liberiste, basate sulla privatizzazione di qualsiasi bene statale (beni svenduti a società straniere, come quella del gas, orgoglio e fiore all'occhiello del paese, valutata ben 25 milioni di dollari, e regalata per 2 milioni 500.000 dollari) e la realizzazione di costosissime opere pubbliche mai portate a termine, anno permesso a politici corrotti, burocrati, e spiace dirlo, anche sindacati, di riempirsi le tasche e arricchirsi, impoverendo così ai livelli di un vero e proprio paese del terzo mondo, quasi tutta l'intera popolazione. Affossamento dello stato sociale, licenziamenti di massa, riduzione drastica dei salari e tasse altissime con relativo (e giustificato) saccheggio dei supermercati. Hanno fatto più morti per malattie e denutrizione 18 anni di democrazia, anziché sette anni di brutale dittatura. Senza contare il binomio politica-malavita, che  nella pellicola viene chiamata "mafiocrazia". Solanas non fa sconti e ci rifila un autentico pugno nello stomaco mostrandoci scene e situazioni scioccanti, con bambini campesinos ridotti a pelle e ossa, vittime della malnutrizione. "Li considerano un sottoprodotto della' società", questo è' l'agghiacciante commento di un medico che lavora in una struttura medica pediatrica, che tutti i giorni deve curare bambini incredibilmente denutriti. Drammatico e straordinario l'incipt, in cui la sera, dopo aver ascoltato il discorso di De La Rua, il premier che 2 anni prima ha sostituito lo sciagurato Menem, una enorme massa di cittadini si riversa nelle le strade di Buenos Aires, armate solo di pentole, coperchi e cucchiai, chiedendo a gran voce le dimissioni dell'intera classe politica, per poi esser attaccata duramente con lacrimogeni e proiettili di gomma dalle forze dell'ordine. Solanas non punta il dito solo verso i politici e i dirigenti del suo paese, una casta marcia e corrotta fino al midollo, ma anche contro il Fondo Monetario Internazionale, gli Stati Uniti e l'intera Europa. Il regista continuerà il medesimo discorso con LA DIGNITÀ DEGLI ULTIMI, documentario che mostra le testimonianze di alcuni personaggi, piccoli proprietari terrieri, pensionati, lavoratori, a cui questo sistema di capitalismo selvaggio ha portato via tutto. Senza dimenticare il documentario THE TAKE-LA PRESA, realizzato dai canadesi Avi Lewis e Naomi Klein, sull'occupazione di fabbriche e attività argentine chiuse a causa del crack e fatte ripartire da operai disoccupati che si sono organizzati in cooperative.

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