Regia di Fernando E. Solanas vedi scheda film
Premiato alla carriera con l’Orso d’Oro a Berlino 2004, Fernando Solanas, esiliato a Parigi dalla dittatura, riprende il suo impegno dei tempi di L’ora dei forni e approda finalmente nelle nostre sale. Col rigore del miglior cinema di denuncia, e seguendo la lezione del montaggio dialettico ejzensteiniano, ricostruisce passo dopo passo le cause e le conseguenze della crisi economica e politica argentina, partendo dal 2001, con la destituzione del governo di De La Rùa e le manifestazioni di piazza, e risalendo a ritroso fino agli anni ’70, in cui si posero le premesse per l’istituzione di un debito sempre più difficile da estinguere e la dipendenza dal Fondo monetario internazionale. Uno status che affonda le sue radici nella storia coloniale del paese. Un vero e proprio pamphlet a futura memoria, strutturato in dieci capitoli, “narrato” in voce over dallo stesso regista, che a tratti appare come intervistatore di giornalisti e osservatori politici. Entra fisicamente nei luoghi del potere, dal parlamento (protagonista il camaleontico Menem) alle banche, ed esce tra le baracche alla periferia di Buenos Aires, le manifestazioni delle Madres e dei risparmiatori defraudati dei loro risparmi, fino a quel che resta delle aziende privatizzate e svendute alle lobby straniere. Un discorso critico e lucido contro la globalizzazione, che si pone come memoria del corporativismo e della “mafiocrazia” che hanno tradito e saccheggiato un paese.
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