Regia di Pernille Fischer Christensen vedi scheda film
Chi ama il cinema orientale, troverà forti richiami alla tradizione nipponica e non solo. La voce fuori campo (che fa da didascalia a dei fermo immagine in bianco e nero), la suddivisione in capitoli, persino il mandorlo in fiore che è praticamente l'unico scorcio esterno ad interrompere riprese fortemente claustrofobiche e cupe. Il resto è affidato all'immensa bravura dei due protagonisti in grado di reggere magnificamente i continui cambi di registro psicologico. Il sesso è valvola di sfogo, limite e strumento d'amore allo stesso tempo, ciò che in sostanza riassume tutto il senso del film andando persino oltre il sospeso e bel finale. Forse si soffre un po' il ritmo non sempre alto e l'oscurità onnipresente (solo ogni tanto interrotta da flash più luminosi) ma il film ha comunque un ritmo dettato dalle psicologie cangianti (perché fragili) dei suoi personaggi e dalla sensualità dilagante della protagonista.
Ottima, il pezzo finale "Cripple and starfish" di Antony and the Johnsons è perfetto.
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