Regia di Denis Dercourt vedi scheda film
Cinema profondamente francese, La voltapagine dissemina ad ogni inquadratura polveri del grande Chabrol, modulando un registro di tensione che non viene mai meno e che, anzi, aumenta di grado e di intensità per poi stemperarsi in una soluzione finale placida eppur deflagrante.
E' la storia di una vendetta, di un trauma infantile che si fa ossessione, di una estrema consapevolezza di sè e del proprio potere seduttivo.
La giovane Melanie, cui, ancora ragazzina, il destino ha strappato dalle mani la possibilità di mettere a frutto un ottimo talento musicale, individua in una concertista di buon successo la responsabile del proprio fallimento. Decide, allora, di vendicarsi, insinuandosi nella vita apparentemente perfetta della donna e conquistando la sua fiducia.
Molto felice è la descrizione dell'ambiente borghese in cui vive Ariane: i piccoli rituali che devono comunicare felicità, l’ostentazione di una comprensione verso l’altro/a che, presto, si trasformerà in insana attrazione. Apparentemente impassibile, Melanie coglie quali e quante crepe si nascondano all’interno di una tal fragile muraglia di serenità (e probabilmente le conosce già per nascita e censo, lei figlia di macellai e dunque abituata al contrasto tra il nitore del pianoforte e lo stridio delle mannaie) ed ha buon gioco nel tessere la sua perfetta tela di ragno.
Per certi aspetti La voltapagine può, con le debite differenze, ricordare anche Teorema di Pasolini: l’apparizione angelica di un elemento estraneo è destinata ad operare, in un ambiente chiuso per definizione, lo sconvolgimento degli stilemi quotidiani, sconvolgimento che qui, come anticipato, si tradurrà negli impensabili fremiti saffici della donna più matura.
Né possono salvarsi i comprimari, tratteggiati con pennellate che ne colgono in pieno la provenienza sociale: il violoncellista che deve provarci con una voltapagine, l’amica che sa, perché ha capito tutto, e tuttavia consiglia l’ovvia rimozione, per il bene della famiglia e delle acquisite convenzioni.
Ma non basterà: i cerchi sono destinati a chiudersi.
La voltapagine è film di solide atmosfere, cupo e al contempo rarefatto. Come qualche critico ha notato, possono emergere perplessità unicamente rispetto alla “unidimensionalità” del personaggio di Melanie, effettivamente dipinto in forma di granitico blocco di astio, senza un forse necessario passaggio volto a spiegare le modalità e la tempistica di formazione di questo odio senza appello (può bastare un trauma infantile, per quanto devastante, a formare una personalità da pensiero unico?).
Tuttavia, quando il cinema francese scende in campo con i suoi strumenti migliori, difficilmente si rimane delusi.
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