Regia di Denis Dercourt vedi scheda film
Figlia di una coppia di macellai che abitano in una piccola cittadina di provincia, Mélanie a dieci anni mostra un grande talento nel suonare il pianoforte. Partecipa così al concorso per entrare al conservatorio, ma fallisce, turbata dall?atteggiamento disinvolto della presidentessa di giuria, una celebre pianista che accetta di firmare un autografo mentre Mélanie si esibisce. Profondamente delusa, la ragazzina abbandona la musica. La ritroviamo anni dopo, cresciuta e in carne, timida ma sicura di sé, single per scelta e attiva nel cercarsi un lavoro che la possa rendere definitivamente indipendente. Trovato il posto di segretaria presso un noto avvocato, Mélanie si fa ben volere per la sua precisione e affidabilità. Doti che in realtà sta sviluppando per inserirsi nella famiglia del suo capo, nella vita marito della pianista che depistò il suo destino. Insomma: La voltapagine è la storia di una vendetta. Una vendetta sociale, sottile, spietata, dilatata, che diviene metafora di rivalsa di classe, senza urla e senza slogan, contrappuntata da un fare concreto, che non può non far pensare a una metafora sulla mediocrità di un oggi spesso lamentoso ma mai in prima linea, mai supportato da una reale voglia e da una ferma determinazione nel ribaltare soprusi, ingiustizie, prevaricazioni. Per dirla tutta, l?esatto contrario di ciò che accade in Mi fido di te di Massimo Venier, dove l?urgenza non è certo quella di farla pagare a chi ti sfrutta o a chi gode di vergognosi privilegi. E il fatto che la dolce ma volitiva Mélanie, una volta raggiunto il suo scopo, se ne vada e non infierisca, è un segno politico chiaro, di civiltà democratica reale: un vero film sessantottino, recitato benissimo dalla veterana Catherine Frot e dall?inedita, imperscrutabile, risoluta Déborah François.
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