Regia di Mohammad Rasoulof vedi scheda film
Una enorme petroliera, immobile e arrugginita, è ancorata al largo. A bordo c’è un’umanità composita e reietta, gente che per disperazione o per abitudine vive lì, senza un posto dove andare. Ci sono bambini e animali, ci sono i giovani che vogliono sposarsi, c’è un maestro che cerca di insegnare il buon senso (ossia che “la nave è nel mondo”), ma soprattutto un leader che gestisce la comunità con piglio dittatoriale, e che però si vende a poco a poco i pezzi della nave, rendendola ogni giorno più insicura. Come si evince dal riassunto, il secondo film del trentatreenne Mohammad Rasoulof (presentato alla Quinzaine des Réalisateurs 2005) si basa su un assunto allegorico fin troppo scoperto. Inoltre, forse perché deriva da una pièce scritta dallo stesso regista una decina d’anni fa, è a tratti statico, anche se la sua coralità è efficacemente “orchestrata”. Per fortuna il regista riempie di polpa la metafora utilizzando bene il set, e la sua abilità nel lavorare su sceneggiatura e montaggio è indubbia. Un film che sembra l’opposto delle opere, sempre più astratte, dei maestri iraniani consacrati. Il giovane regista tende piuttosto al bozzetto, al “neorealismo rosa”, non senza un amaro disincanto di fondo.
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