Nel Golfo Persico, una piccola comunità di persone senza casa si stabilisce su una vecchia petroliera abbandonata. Mentre l'esistenza di ognuno si assesta, il capitano Nemat, capo del gruppo, inizia a vendere le parti di ferro della nave. Il cargo rischia così di colare a picco, con la speranza di quanti hanno creduto in una nuova vita.
Note
Come si evince dal riassunto, il secondo film del trentatreenne Mohammad Rasoulof (presentato alla _Quinzaine des Réalisateurs_ 2005) si basa su un assunto allegorico fin troppo scoperto. Inoltre, forse perché deriva da una pièce scritta dallo stesso regista una decina d'anni fa, è a tratti statico, anche se la sua coralità è efficacemente "orchestrata". Per fortuna il regista riempie di polpa la metafora utilizzando bene il set, e la sua abilità nel lavorare su sceneggiatura e montaggio è indubbia. Un film che sembra l'opposto delle opere, sempre più astratte, dei maestri iraniani consacrati. Il giovane regista tende piuttosto al bozzetto, al "neorealismo rosa", non senza un amaro disincanto di fondo.
Il simbolismo è forte: i temi dell'abbandono prima e della speranza poi, il tema della della rinascita, dell'illusione, dell'avidità umana e dell'esercizio del Potere. Le contraddizioni di un intero popolo e delle sue vicende storiche.
Su una vecchia petroliera abbandonata nel Golfo Persico, vive da anni una comunità di uomini, donne e bambini iraniani; umanità emarginata con poche prospettive che trova nella nave una via d’uscita alla povertà. La comunità è gestita dal capitano Nemat che si rivela essere uno sfruttatore delle risorse della comunità. Quando comincia a vendere… leggi tutto
Sufficiente con qualche dubbio. E non perché il film sia fatto male (buona l’osservazione di chi ci vede un po’ di freschezza e di cattiveria neorealistica), ma perché, in fin dei conti, lo spettacolo dello squallore umano richiede la mano di un artista grandissimo per non far vomitare. Molto meglio buttarla sulla commedia (come infatti fece il realismo… leggi tutto
Su una vecchia petroliera abbandonata nel Golfo Persico, vive da anni una comunità di uomini, donne e bambini iraniani; umanità emarginata con poche prospettive che trova nella nave una via d’uscita alla povertà. La comunità è gestita dal capitano Nemat che si rivela essere uno sfruttatore delle risorse della comunità. Quando comincia a vendere…
Il lessico visuale di Incani, dove il paesaggio testimonia il predominio sulla parola e viceversa il logos si fa puro scorcio di scenario, è uno squarcio impressionante ( la casta inceste natura, la…
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Solitudini e latitudini (basse), naufragi e buen retiros. L'isola è talvolta un altrove dove fuggire o sognare di fuggire, altre volte un eterno dove dal quale si sogna di scappare... Occasionalmente un perfetto qui e…
Intenso e poetico. Ricco di metafore senza scadere nel didascalico. Mi ha molto ricordato un certo neorealismo italiano: quante cose si hanno da dire quando c'e' sofferenza e povertà e un sottile filo di speranza...Una bellissima e delicata pellicola, resa ancora piu'intensa da una recitazione efficace e da una fotografia molto suggestiva ed evocativa. Peccato la sua uscita in sordina..
Una enorme petroliera, immobile e arrugginita, è ancorata al largo. A bordo c’è un’umanità composita e reietta, gente che per disperazione o per abitudine vive lì, senza un posto dove andare. Ci sono bambini e animali, ci sono i giovani che vogliono sposarsi, c’è un maestro che cerca di insegnare il buon senso (ossia che “la nave è nel mondo”), ma soprattutto un leader che…
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Il simbolismo è forte: i temi dell'abbandono prima e della speranza poi, il tema della della rinascita, dell'illusione, dell'avidità umana e dell'esercizio del Potere. Le contraddizioni di un intero popolo e delle sue vicende storiche.
commento di nica