Regia di Danièle Thompson vedi scheda film
C’è, da tempo, un nuovo Claude Sautet nel cinema francese, ma quasi nessuno se n’è accorto, impegnato com’è a inseguire gli autoreferenziali, tediosi, poco emozionanti autori “parigini”. Si chiama Danièle Thompson e come Sautet nasce sceneggiatrice. Tra le sue rare regie ricordiamo l’ottimo Pranzo di Natale e ora questo Un po’ per caso un po’ per desiderio, splendido esempio di “cinema di papà”, scritto a quattro mani con il figlio Christopher, che è a sua volta un attore, qui affiancato da una squadra di prim’ordine, da Claude Brasseur alla nostra Morante, dalla nuova Audrey Hepburn del cinema internazionale (Cécile de France) alla bravissima Valérie Lemercier. Un cinema borghese, fatto innanzitutto di personaggi, di dialoghi, di atmosfere, di bistrot, di angoli di una Ville Lumière colta nel suo lussuoso quartiere di Avenue Montaigne, crocicchio di artisti, direttori d’orchestra, musicisti, appassionati d’arte, collezionisti. Un viavai di personalità registrate a puzzle come piacerebbe ad Altman, guardate con occhio disincantato dalla giovane Jessica, testimone oculare di un mondo che va a scomparire. Dedicato alla memoria di Suzanne Flon (che nel film è la nonna di Jessica: l’attrice è morta poco dopo la fine delle riprese), Fauteuils d’orchestre ha il pregio di amare i suoi protagonisti, di farceli conoscere in punta di piedi con pudore e rispetto, e di non giudicare nessuno. Divertita performance attoriale di Pollack nei panni del regista Sobinski, nome preso in prestito da Vogliamo vivere! di Lubitsch.
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