Regia di Danièle Thompson vedi scheda film
Proprio uno di quei film che piacciono a me: le piccole commedie sentimentali, meglio se francesi, con retrogusto amarognolo. Una vispa ragazza di provincia (la simpatica Cécile De France) con nonna un po’ svaporata arriva a Parigi in cerca di fortuna ed entra in contatto con vari personaggi, delle cui vicende costituisce l’elemento unificante: un’attrice che cerca un ruolo nel prossimo film di Pollack (qui nella parte di sé stesso) e che non solo lo ottiene nonostante le gaffes (“Mi è piaciuto molto Taxi driver” “Anche a me, Marty è un bravo regista”) ma riesce anche a far rivoluzionare la sceneggiatura in funzione di lei; un collezionista d’arte (con figlio rancoroso nei suoi confronti) che ha deciso di disfarsi di tutti gli oggetti accumulati nel corso della vita; un pianista stanco della sua routine fatta di concerti, gestita dalla moglie manager, e desideroso di praticare l’arte in maggiore libertà (quest’ultimo è forse l’unico episodio un po’ forzato). Il titolo originale significa “Posti di platea” e si riferisce alla filosofia della protagonista e alla parte che ciascuno recita nella vita: la metafora deve essere sembrata troppo sottile al titolista italiano.
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