Espandi menu
cerca
I delitti della luna piena

Regia di Francisco Plaza vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giurista81

giurista81

Iscritto dal 24 luglio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 30
  • Post -
  • Recensioni 2108
  • Playlist 109
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su I delitti della luna piena

di giurista81
8 stelle

Pellicola scandalosamente snobbata sin dalla sua uscita nelle nostre sale cinematografiche anche a causa di una pessima campagna pubblicitaria (credo che all’epoca vidi il trailer del film appena due volte). Se non ricordo male, infatti, “I delitti della luna piena” uscì in Italia nell’agosto del 2004 e restò in circolazione per pochissimo tempo (probabilmente non è neppure uscito in molte città) penalizzato probabilmente anche dal fatto di essere una produzione spagnola (purtroppo c’è sempre molta gente che se non vede i nomi americani è poco propensa a vedere il film).
Prodotto dalla prolifica e quotata accoppiata formata da Julio Fernandez e Brian Yuzna (produttori di vari film tra i quali “Faust”, “Dagon” e alcuni affidati alla regia del promettente Alex De la Iglesia), “I delitti della luna piena” (titolo inopportuno scelto dai distributori italiani probabilmente per attirare un pubblico giovanile) o più correttamente “Romasanta” è un’opera che miscela molto bene vari generi. Prevalentemente si tratta di un film drammatico che narra le vicende di uno dei più famosi serial killer spagnoli, ma molte sono le venature horror, sia per quel che concerne l’atmosfera gotica che si respira dall’inizio alla fine del film, sia per quel che riguarda il discreto tasso gore (molti cadaveri ripresi con dovizie di particolari e con ferite scoperte), sia per i riferimenti esoterici, ma soprattutto per una magistrale scena, che ci viene mostrata in seguito alla ricostruzione distorta di un personaggio alquanto squilibrato, in cui un lupo, sotto un autentico nubifragio, si trasforma lentamente in un uomo. Ottima la sceneggiatura del duo (italiano?) Elena Serra & Alberto Marini che ha il merito di non cadere in banalità e soprattutto di fare in modo di coinvolgere progressivamente gli spettatori stillando lentamente tutti i punti oscuri della vicenda tanto che inizialmente si pensa che il ritmo sia lento, ma presto ci si accorge di esser rapiti sempre più dal soggetto.
Presenti spunti interessanti che vanno dalla antropologia criminale (all’epoca si era davvero convinti di poter individuare uno squilibrato sulla base dello studio della sua anatomia), alla medicina legale per finire sulla diatriba concernente l’opportunità o meno (rinchiudendoli in carcere) di curare personaggi “malati di mente”. Le favolose scenografie curate da Balter Gallart e l’eccellente fotografia di Javier Salmones costituiscono poi un ulteriore punto di forza dell’opera agevolando il compito del regista nel creare un atmosfera che ha fascino da vendere.
Paco Plaza, regista da annotare su taccuino dei talenti emergenti, dimostra poi un discreto talento dietro alla mdp e regala alcune scene riprese in puro stile horror in cui monta anche un po’ la tensione (ad esempio alcune inquadrature nel bosco riprese dalla soggettiva del presunto lupo con immagini che vengono poi accelerate). Tra le scene più belle, oltre alla memorabile trasformazione precedentemente indicata, è da ricordare la scena in cui il personaggio interpretato da Elsa Pataky resta imprigionata su una carrozza che prende fuoco facendo imbizzarrire i cavalli che cominciano a correre per il bosco. Very goood anche le scene con i lupi protagonisti.
Per quanto concerne le interpretazioni occorre dire che non si assiste a prove eccezionali, ma che comunque nel complesso si pongono abbondantemene sopra la sufficienza. I più convincenti sono David Gant (lo psichiatra) e la Pataky.
Non manca una leggera spruzzatina di erotismo che in film del genere non guasta mai (purché non si vada troppo nel sentimentale e purché sia strumentale alla causa) contribuendo a creare un’atmosfera affascinante, ma allo stesso tempo perversa.
Si segnala la presenza di un paio di citazioni piuttosto esplicite (non so quanto volontarie) al “Il Gladiatore” (scena in cui la Pataky cammina in un campo di grano accarezzando con una mano le spighe) e a “La Maledizione di Demian” (scena in cui l’aiutante di Romasanta, che lui crede essere il diavolo, si inginocchia a terra urlando al cielo perché fosse stato scelto proprio lui).
Non aspettatevi di vedere un horror puro, né una fiaba gotica, né un film sui serial killer, piuttosto un frullato ben fatto di questi tre tipi di film con dialoghi non banali e con interpretazioni che (per fortuna) non prendono la via del teen-movie. Piccola grande sorpresa che non ha avuto e che non continua ad avere la considerazione dovuta. Da valorizzare. Voto: 8+

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati