Regia di Christine Jeffs vedi scheda film
La trappola del film biografico è presente, la storia è quella dei due poeti stretti nella morsa della convivenza. Viene fuori benissimo la sensibilità dei due artisti, ma qui ci si concentra su Sylvia Plath che è il fulcro ed il problema che poi dà il là alla storia vera e propria. Il rapporto che si trasforma è reso bene, anche perché ci si concentra fortemente sull’attrice, che risponde, anche inaspettatamente, in maniera adeguata e calibrata perfettamente. I passaggi di umore e situazioni, la sensibilità forte di Sylvia ci fa entrare nel mondo malato della gelosia e del possesso. La poesia è derivata sempre da una situazione forte emozionale, che certamente uno stato di felicità non la mette in atto, si arriva allora a livelli elevati, ma che sono derivati da una momento drammatico intensamente sentito, che per il poeta che lo vive non è superabile se non in maniera traumatica.
Sceneggiatura e regia sono stati contestati dalla figlia della poetessa e la distribuzione non è stata delle più felici, il film ha dalla sua una non grossolana andatura.
Una storia sofferta e senza fronzoli messa in atto
Una regia che va nel dettaglio senza luoghi comuni eccessivi di genere
Senz'altro la sua migliore interpretazione, purtroppo poco consociuta
Ruolo, forse, troppo sfumato
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