Regia di Deepa Mehta vedi scheda film
Un film necessario e “politico” quello che la regista indiana Deepa Mehta è riuscita a condurre in porto dopo numerose traversie (ne venne bloccata la realizzazione nel 2000 perché i fondamentalisti indù avevano minacciato di morte la regista e le attrici).
Water un vitale ed illuminante modello di cinema militante realizzato con il cuore e sinceramente popolare. Ambientato nel 1938 (il Mahatma Gandhi stava iniziando la sua ascesa), vi si narra la storia della piccola vedova Chuyia, 8 anni (la prassi delle spose bambine era ancora molto diffusa), e del suo ingresso nella casa delle vedove, donne relegate ad una vita di privazioni e mortificazioni.
Una scrittura lineare capace di creare personaggi forse un po’ troppo schematici ma che arrivano subito al cuore; una confezione patinata ma esaltante ed una regia classica e partecipe fanno di quest’ultimo capitolo di una trilogia sugli elementi (Acqua, Fuoco, Terra) il commovente racconto sul dolore e la crudeltà che dogmi sociali e religioni atrofizzate impongono – in tutti i tempi e luoghi – su un’umanità silenziosa e dolente.
Coraggiosamente la regista Mehta si ostina a voler portare l’attenzione su un certo fanatismo di stampo religioso che vuole imporre ancor oggi le regole ed i dettami di un testo sacro scritto quasi duemila anni prima, facendosi così portavoce soprattutto del dolore e delle sofferenze di tutte quelle donne che vivono sulla propria pelle il dramma dell’emarginazione sociale e della violenza fisica e morale.
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