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I guerrieri dell'anno 2072

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su I guerrieri dell'anno 2072

di Piace91
7 stelle

La fantascienza, se data in mano a Lucio Fulci, non può restare pura. Infatti, I guerreri dell'anno 2072 è contaminato dai generi d'avventura, riferimenti ai peplum e da diverse scene splatter, ovviamente in minor quantità rispetto a un tradizionale horror fulciano, ma il tutto va a deguato agli standard del genere all'epoca. Anche visivamente, il film è una grande mescolanza di influenze: si vede chiaramente 1997 di Carpenter, Warriors, un po' della science fiction classica e decisamente Videodrome per la centralità del mezzo televisivo. Le idee messe in campo dal regista (co-sceneggiatore insieme a Dardano Sacchetti e sua moglie Elisa Briganti) sono molto interessanti e contribuiscono a rendere eccitante la visione, nonostante qualche pecca di scrittura. 

 

Nel 2072 il mondo è controllato da un potere monopolista che tiene in scacco la popolazione tramite la televisione, offrendo intrattenimento violentissimo con molti network differenti, impegnati in una corsa senza tregua per il maggior share. Uno di questi sceglie di creare una nuova frontiera di divertimento violento: un'arena con 16 condannati a morte, mille modi per farsi fuori e il premio della libertà per il vincitore. Come si butta dentro a questo calderone la star televisiva del momento? Uccidendogli la moglie e fabbricando prove false per farlo condannare. Ecco una tv (o un sistema economico?) che non conosce limiti di fronte a potere e guadagno. Un senso di potere che possiedono gli stessi sofisticatissimi computer creati dall'uomo, forse prossimo all'estinzione per mano delle sue creature.

 

Tutto è ambientato all'interno di studi televisivi dal gusto molto "futuro anni 80", in cui l'analogico domina ma con rivestimenti avveneristici, e in una città di Roma tutta ricostruita con modellini e infarcita di grattacieli moderni e inquietanti. Ricorda un po' la Gotham di Tim Burton costruita dal mitico Anton Furst. La fotografia di questa Roma è cupissima, illuminata solo da una luce artificiale provenienti da lampioni e faretti. Gli stessi interni sono dominati da luci su tutte le tonalità, effetti epilettici: nemmeno un angolo della scenografia sembra minimamente rassicurante.

 

Cocludendo: visivamente va a segno, le idee sono eccellenti e per nulla datate, qualche raffazzonatura qua e là non stona granché e la sceneggiatura è di livello. I problemi stanno nella gestione dei ritmi nelle parti che esulano dall'azione e soprattutto nella scrittura. Capitano spesso dialoghi poveri, mal scritti e le classiche frasi "scoperta dell'acqua calda". In generale resta un film godibile, stimolante e perfetto frutto del suo tempo.

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