Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Film fantascientifico non propriamente appartenente al filone post-atomico, ma con diversi elementi in comune con questo genere di films, in particolare un alto tasso di violenza e la presenza di regimi autoritari repressivi.
Rispetto a pellicole “cugine”, “I Guerrieri dell’anno 2072” presenta una serie di idee (escogitate dal duo Dardano Sacchetti, Elisa Briganti) molto interessanti che influenzeranno importanti pellicole fantascientifiche americane. Prima di tutto è geniale (per l’epoca) l’idea di introdurre un reality show in cui per alzare lo share si decide di far morire i partecipanti mettendoli l’uno contro l’altro all’interno del Colosseo. Questa parte costituirà l’elemento di forza del film “Running Man – L’Implacabile” che attingerà molto da questo film (compresa la figura dell’eroe condannato ingiustamente a morte a seguito di una manipolazione di un fatto criminoso, dell’intervento decisivo di una donna e della volontà degli organizzatori di eliminare l’eventuale vincitore del gioco) riuscendo, però, abbondantemente a superarlo grazie ad una sceneggiatura più coinvolgente.
In secondo luogo si parla dei computer come di una minaccia all’uomo manifestando il timore che questi possano autodeterminarsi “disubbidendo” agli ordini del loro creatore per ritorcersi contro quest’ultimo. Questa parte sarà l’elemento centrale di saghe come “Terminator” o “Matrix”.
Completa, infine, il tutto l’introduzione di programmi informatici che permettono di calare i personaggi in una sorta di realtà virtuale (vedi la scena del ragazza e il pendolo).
Nonostante tutte queste ottime premesse, il film non convince pienamente a causa di una sceneggiatura che parte bene per poi perdersi nella statica parte centrale in cui si sarebbe potuto offrire scene più gustose (magari qualche scena ambientata nella città per mostrarci la società futura). Brutto il finale in puro stile americano.
Curioso il fatto che la direzione del film sia stata affidata a Lucio Fulci, regista più portato per pellicole thriller o orrorifiche dall’alto contenuto splatter, elemento che comunque non manca anche in questo prodotto con un paio di decapitazioni very good. Fulci offre una regia più che sufficiente e la sua firma la si nota nei molti zoom in primissimo piano sugli occhi dei protagonisti. Meno personali, invece, le scene montate al rallentatore (specie quelle iniziali) in cui il regista ricalca lo stile del più esperto (nel genere) collega Enzo G. Castellari.
Interpretazioni non eccezionali, tra i migliori (o i meno peggio) il colored Williamson e il capo dei pretoriani Howard Ross (al secolo Renato Rossini).
Effetti speciali poveri e alcuni (i laser) in stile primi anni ’70, ma comunque, nella “nostra” filmografia fantascientifica del periodo, si è visto di peggio. Discreta, invece, la Roma futuristica e le astronavi in volo in una sorta di città in stile “Blade Runner” de “noi altri”.
Presenti vari omaggi (non so se tutti sono volontari) a partire dalle scene di apertura con il duello tra il protagonista e un manipolo di motociclisti (scena che ricorda molto il duello tra il sosia di Bruce Lee e i motociclisti scagliati contro di lui da un malavitoso ne “L’Ultimo Combattimento di Chen”), proseguendo con la scena del pendolo che cala dal soffitto verso il collo di una donna legata a terra (omaggio al racconto “Il Pozzo e il Pendolo” di E.A.Poe), per concludere con un volto che dopo esser stato colpito da un laser si scioglie lentamente sino a ridursi in un teschio (citazione al film di Mario Bava “La Maschera del Demonio”).
Bruttina la fotografia, non convincono pienamente le scenografie, appropriata ed orecchiabile la colonna sonora del sempre bravo Riz Ortolani. In definitiva, viste le buone idee di partenza si doveva fare assai meglio, ma purtroppo anziché sviluppare adeguatamente tali idee ci si è limitati con il gettarle nel calderone per poi dilungarsi in attesa della resa dei conti finale. Occasione sprecata. Voto: 6=
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