La recensione su Guerre stellari

di IlGranCinematografo

9 stelle

Lucas è capace di far convivere l'epica cavalleresca dei romanzi arturiani, gli omaggi al vecchio cinema, le religioni e le filosofie orientali, le vignette di Flash Gordon, i romanzi di Frank Herbert, Edgar Rice Burroughs, Jules Verne e Isaac Asimov.

Grazie a George Lucas, progenitore di un mastodontico universo kolossal che si è poi espanso al fumetto, al tubo catodico e ai cimeli da collezione, la fantascienza diventa fiaba, dando inizio a un processo che, partendo da qui (e da Incontri ravvicinati del terzo tipo, uscito lo stesso anno) e arrivando a Ritorno a futuro, avrebbe trasformato la science fiction in un genere per i ragazzi, meno cupo e più ottimista. Oltre a innovare l'effettistica speciale in maniera profonda e duratura: la ricchezza estetica delle immagini è capace di impressionare ancora oggi, vedere per credere. A ciò si aggiunge la radiosa immaginazione nel dar corpo a personaggi sensazionali, velocemente assurti a leggenda: l'eroe umile Luke Skywalker (Mark Hamill), il cinico avventuriero Ian Solo (reso subito intramontabile da un Harrison Ford al suo quasi debutto) e il suo peloso aiutante Chewbecca (Peter Mayhew), l'invecchiato Cavaliere Jedi Obi-Wan Kenobi (Alec Guinness), l'oscuro signore del male (in odor di nazismo) Dart Fener (David Prowse), l'elegante principessa Leila (Carrie Fisher), le truppe d'assalto imperiali, gli automi D-3BO (Anthony Daniels) e C1-P8 (Kenny Baker)... E l'armonia (postmoderna) con cui Lucas è capace di far convivere l'epica cavalleresca dei romanzi arturiani, gli omaggi al vecchio cinema (John Ford, Akira Kurosawa, i serial degli anni Quaranta), le religioni e le filosofie orientali (tra taoismo, confucianesimo e buddhismo: la Forza viene da lì), le vignette di Flash Gordon, i romanzi di Frank Herbert, Edgar Rice Burroughs, Jules Verne e Isaac Asimov e gli elementi che da sempre caratterizzano la space opera è a dir poco mirabolante. I picchi assoluti di bellezza? La taverna spaziale popolata da ogni tipo di creatura (nel nome dell'uguaglianza interrazziale), la sequenza del compattatore di rifiuti e l'emozionante attacco finale. All'epoca incassi clamorosi, entusiasmo senza pari della critica e sette premi Oscar, di cui uno per la sperimentazione sul sonoro.