Regia di George Lucas vedi scheda film
Una review natalizia sul film per tutte le stagioni forever and ever again: “GUERRE STELLARI”, il primo uscito nell’ottobre del 1977 in Italia, al quale farò riferimento fin d’ora senza integrare nel titolo “episodio IV” o “Una nuova speranza”.
La leggenda racconta che tanto tempo fa in una città lontana lontana , un giovane promettente creativo di nome George Lucas cominciò a scrivere una storia fantastica che prendendo spunto dai fumetti, “Flash Gordon” in primis, e le lotte fra samurai raccontate al cinema da Kurosawa, si sarebbe poi sviluppata a dismisura dopo mille ritocchi e rielaborazioni, fino a diventare una vera e propria saga non restringibile alle due ore o poco più che un film rivolto al grande pubblico può durare. Lucas veniva dalla provincia americana, e riversò nella sua storia tutte le frustrazioni che un ragazzo capace e pieno di creatività può patire vivendo in una piccola città, coltivando il sogno di poter evadere ed affermare il proprio pensiero critico nei confronti di un sistema totalitario ammazza sogni attraverso la sua arte: il cinema.
Mentre stava realizzando il suo primo lungometraggio Lucas propose il suo nuovo lavoro alle più grandi case di produzione americane senza trovare però consensi, poiché il suo progetto era troppo costoso ed ampio, ma grazie al successo del suo secondo film “American Graffiti” e la scelta di favorire un episodio centrale dell’intera saga trovò finalmente i fondi per dare il via alla produzione del film più famoso di tutti i tempi; questa mia affermazione potrebbe apparire esagerata ma “Guerre Stellari” è un film indimenticabile, quello che si definisce uno spartiacque ed è stato realizzato in un periodo irripetibile, quando ancora i canoni classici del vecchio cinema non erano stati ammazzati e quelli del nuovo come gli effetti speciali, il linguaggio veloce e il montaggio serrato stavano crescendo ma non erano ancora l’essenza del film come avviene purtroppo ai giorni nostri.
Un aneddoto significativo lega indissolubilmente Lucas e Kubrick che già allora era considerato il più grande filmaker di sempre, mi colpì molto leggendo la sua biografia: pare che nell’interregno fra “Barry Lyndon “ e “Shining” discutendo con un suo collaboratore stretto dichiarò che voleva dirigere un film che narrava la storia di un ragazzo solo nell’universo che doveva assolutamente farcela, ed il suo interlocutore gli disse in tutta risposta che quel film era già stato realizzato, sapete bene di cosa sto parlando e Kubrick dopo averlo visto dichiarò indispettito “Maledizione volevo farlo io!”. Questo episodio curioso è utile per capire che “Guerre Stellari” aveva suscitato l’invidia di un regista che non ebbe mai niente da invidiare a nessuno, ma Lucas era riuscito in una impresa impensabile e cioè di aver realizzato un film che racchiudeva in se tutto il cinema che lo aveva preceduto, tanto che nel libro di Sergio Arecco edito dal Castoro Cinema esso viene definito in maniera esemplare come “L’ecumene cinema”.
Il modello filmico più immediato è ovviamente “2001 Odissea nello spazio” da cui ha attinto le immagini del cosmo infinito e le angolazioni prospettiche delle astronavi ma qui ci fermiamo, perché se l’immortale capolavoro di Kubrick è ricco di aspetti filosofici intellettuali e i dialoghi sono ridotti all’osso, il film di Lucas è stracolmo di dialoghi brillanti e linguaggi alieni biascicati dal più vasto campionario di creature bizzarre mai viste in un film, in più i contenuti morali sono bene espressi nella lotta fra il bene e il male, i cui rappresentati sono l’anziano jedy Obi-wan Kenobi ed il cavaliere nero esponente della repubblica Darth Vader, entrambi a parte dei segreti della “Forza” il potere magico che tiene insieme l’intera galassia: le loro figure distinte ed opposte si inseriscono nella vita del predestinato Luke Skywalker, l’alter ego nel film di Lucas, l’immagine meravigliosa dei due soli all’orizzonte in un pianeta deserto contemplati dallo sguardo sognante del giovane Luke rappresenta in maniera perfetta l’indole di “Lukeas” e la sua voglia di fuggire da quel presente modesto a Modesto (la città dove è cresciuto in California) verso un universo di avventure e guerre stellari contro gli oppressori oscurantisti che hanno da poco ultimato la potentissima stazione spaziale denominata “Morte Nera” capace di disintegrare in un sol colpo un intero pianeta.
In questo quadro si sviluppa l’ecumene cinema, la summa di tutti i generi cinematografici che il cinema americano aveva messo in mostra fino a quel momento:
A) Il western prima di tutti che rivive con il personaggio indimenticabile di Ian Solo, primo grande exploit di Harrison Ford, nel quale Lucas ha riversato l’altra metà del suo carattere, quello ribelle di pistolero in groppa al Millennium Falcon, l’astronave più fica dell’universo con la quale si unirà alla causa dei ribelli, il personaggio ci viene presentato in una scena che sembra uscita da un film di John Ford dato che la cantina del porto spaziale di Moss Eisley sembra un vero e proprio saloon popolato dalla feccia della galassia, ma anche l’assalto al ranch di sentieri selvaggi rimanda alla scorribanda delle truppe imperiali alla tenuta dei Lars, gli zii che hanno cresciuto Luke.
B)La fantascienza classica che rivive in Chubacca l’aiutante di Ian Solo che assomiglia all’uomo leone del pianeta Mongo o il droide traduttore D3BO, versione maschile del robot donna di “Metropolis”, mentre il barattolo dalle mille risorse R2D2 sembra essere tutta farina del sacco di George Lucas.
C)La commedia classica alla "Gianni e Pinotto" che rivive nei siparietti umoristici fra i due droidi simbolo del film che hanno le caratteristiche di due cabarettisti, tanto che in ogni situazione uno crede di aver capito tutto con la sua logorroica propervia per poi scoprire che la sua controparte aveva ragione come sempre.
D)L’Horror più inquietante nella scena dello schiacciatore di rifiuti, popolato da un mostro serpeggiante, situazione classica del genere: ambiente chiuso con i protagonisti minacciati da un essere invisibile.
E)Il Romanzo sentimentale che si configura nel personaggio della Principessa Leila, bellissima per Luke e fantastica per Ian.
F)Il film d’avventura degli anni 50 con Errol Flynn quando Luke e Leila sorvolano il precipizio aggrappati ad una liana improvvisata con un cordino ed un gancio.
G) Il dramma che Luke vive scoprendo il responsabile della morte di suo padre che sarà costretto ad affrontare inesorabilmente come il suo mentore Obi-wan Kenobi.
H) I film di cappa e spada o come detto più precisamente il cinema di Kurosawa sui samurai come la “Fortezza Nascosta”, modello per gli scontri a colpi di spade laser.
I)Il film di guerra infine, che prende forma nelle inquadrature dalle contraeree del Millennium Falcon e l’assalto alla Morte Nera.
Dalla mescolanza di questi generi è uscito fuori quel fantastico caleidoscopio che è “Star Wars”, che ha avuto durante la sua realizzazione una alleata davvero speciale per far si che venisse così bene: la difficoltà.
Sembra un paradosso ma se questo film non avesse avuto tutti i problemi che ha avuto durante la realizzazione non sarebbe mai entrato nella leggenda, a dimostrazione che se ci sono degli ostacoli lungo il cammino l’impegno per risolverli e la creatività nell’ottimizzare quello che si ha a disposizione favoriscono la riuscita dell’impresa e l’interazione di coloro che ci stanno lavorando, e la riprova si ha nei prequels realizzati da Lucas quando ormai era seduto e tronfio sui suoi intenti lucrosi e nessuno aveva il coraggio di controbattere o fargli cambiare opinione se aveva delle idee sbagliate da sviluppare, cosa che invece avvenne durante la produzione di “Star Wars” a dimostrazione che non è tutta farina del suo sacco ma il risultato dello scambio di opinioni ed idee di tante persone che credevano di realizzare qualcosa di nuovo, a Lucas va riconosciuta l’idea illuminante ma non tutto il merito: che film sarebbe “Guerre Stellari” senza uno stratosferico sir Alec Guinness nel ruolo di Kenobi, che caratterizzò in maniera eccellente nonostante non vedesse l’ora di fuggire da quel set, e John Williams che scrisse una partitura meravigliosa che si intona con le immagini come se fosse nata con esse, e questo solo per dire due nomi dei tanti che hanno servito a dovere il signor Lucas.
Cosa aggiungere oltre a questo se non che fu battuto nella notte degli Oscar da “Annie Hall” di Woody Allen: bel film per carità, ma è come chiedere ad un alieno in vacanza nel sistema solare cosa colpisce di più i suoi occhi fra il sole e la luna, voi che ne pensate?
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