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Afrika

Regia di Alberto Cavallone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Afrika

di kotrab
6 stelle

Nella particolarissima filmografia di A. Cavallone, Afrika costituisce un caso non ben definibile, un film forse irrisolto ma con caratteristiche volutamente mescolate, anche se appunto non del tutto ben delineate. La storia è già di per sé un mescolamento di "generi" o meglio di alcuni aspetti di essi: c'è una traccia sentimentale e drammatica (la preponderante) declinata nelle sue affermazioni più marcatamente erotiche, costantemente però sentite in modo tormentato, non certo da un punto di vista religioso, bensì relegato e incatenato da convenzioni, paure, insicurezze, incomprensioni; c'è la particolare ambientazione africana (Etiopia) che è quasi un riferimento all'eredità decaduta (mai invero dignitosa) del mondo movie, senza però essere minimamente tale, un'ambientazione che forse (ma non è molto chiaro) vuol mettere in risalto l'isolamento di certi coniugi europei ipocriti e la loro sterile preoccupazione di problemi privati che non riescono a risolvere o, più probabilmente, evidenzia il parallelo tra la loro guerra privata e logorante e quella altrettanto sadica e tormentata di uno Stato (un continente) che "esce" dal giogo coloniale continuando a dilaniarsi.
Tale coppia di sposi infatti è costituita dal pittore Philip (Ivano Staccioli) che ha cercato la facciata di un matrimonio con una donna che non ama più o forse non ha mai amato (J. Avril, alias Maria Pia Luzi, moglie di Cavallone) e che adesso lo perseguita, anch'essa masochisticamente contrastata dal volerlo lasciare e dal voler invece "risvegliare" i suoi istinti e sentimenti. Philip però è in realtà omosessuale e ha ingaggiato come suo "segretario" il giovane Frank (Andrea Traglia), poeta delicato, dolce e sensibile, che ha intenzione di cambiare sesso e ha subito la violenza di ipocriti compagni di scuola (una scena coraggiosa e cruda, ma non così esplicita e sconvolgente come di solito si dice, a meno che quella visionata non sia stata una copia tagliata, cosa che potrebbe anche essere, considerato il montaggio maldestro proprio nei momenti più scomodi di questa e altre scene).
C'è ancora la traccia gialla che dipana la struttura del film, che dà il via all'incastro di flashback, risolto in modo efficace e non dispersivo, con una parte centrale però meno fluida, e soprattutto all'indagine interiore del protagonista Philip.
Un film scarso sì di mezzi ma che ha delle idee e risulta interessante, con momenti anche toccanti o insinuanti, altri meno convincenti, ma che è stilisticamente molto più tradizionale rispetto ad operazioni come Quickly, spari e baci a colazione e in particolare ai successivi deliri visionari di Spell - Dolce mattatoio e Blue Movie. 6 1/2

«Cavallone si destreggia molto bene nello sfondo esotico, mostrando l’incidenza “afrikana” decisiva sul comportamento psicologico dei protagonisti. Un certo alone misterioso circonda, volutamente, il protagonista. Ciò che si ottiene nella sfera del “magico quotidiano” va tuttavia a scapito della chiarezza» (Bianchi). «Eppure il modo più corretto di guardare il film è forse quello di inserirlo nel contesto di sguardo dell’intera filmografia di Cavallone [...]. Allora sì che Afrika pone in luce aspetti curiosi e vettori autoriali tutt’altro che convenzionali. Il regista di Spell si trova ai quasi albori di un’epoca che proviene da una turbolenza – anche cinematografica – irresistibile e si affaccia su anni ancora più infiammati e infiammanti. E sa che non è possibile prescindere né dall’una né dagli altri. Fa i conti dunque con il mondo movie e la libertà sessuale di parola [...], incluso anche il relativo esibizionismo esclamativo, e gira un drammone mélo che sta a metà strada tra il trauma e la “pena”. Però non si adagia su nessuno dei binari prestabiliti» (Bocchi). [http://www.gentedirispetto.com/forum/showthread.php?13672-%5BRassegna%5D-Alberto-Cavallone-cinema-Trevi-(17-18-gen-2008)]

Sulla colonna sonora

Musica convenzionale ma a volte piacevole di Franco Potenza, particolare incontro tra echi pseudo barocchi e sentimento neoromantico.

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