Regia di Alberto Cavallone vedi scheda film
L'ambizione di Cavallone è nota (in teoria): nel 1970 tenta un approccio col tema d'attualità più scottante a livello internazionale, la famigerata sporca guerra nel Vietnam.
Il risultato non è certo tra i migliori di AC, ma l'attenzione si può rivolgere con un minimo di interesse all'atmosfera (seppur piuttosto datata) che assume la trattazione del tema della follia, scaturita ovviamente dall'esperienza traumatica di uno dei disertori, costretto alla perpetrazione di atroci torture ai prigionieri; la vicenda è già qui alternata a disturbanti e sgradevoli documenti visivi, abbastanza ben inseriti nel montaggio.
Protagonista risulta il tal Alain N. Kalsjy, un pò impacciato, ma che comunque sembra dare il meglio di sé nel calarsi in situazioni schizofreniche (ma niente di che, intendiamoci).
Peccato però per la generale confusione con cui il regista tratta la materia, perlomeno all'inizio. 6
Dal Mereghetti, dizionario dei film: due soldati americani reduci dal Vietnam, con l'aiuto di una organizzazione pacifista, disertano da una base tedesca e riparano a Copenaghen, dove il più debole (Kalsjy), ossessionato dalle violenze di cui si è macchiato, cede alla schizofrenia.
Appena dignitosa la musica di Franco Potenza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta