Regia di Robert Hamer vedi scheda film
Si può definire una commedia solo perché non è un dramma, ma non perché ci sia del divertimento. L'umorismo in un certo senso c'è, ma è nerissimo, e quindi non mi fa ridere. E' una commedia nera, quindi, che satireggia senza pietà la nobiltà britannica, con il suo culto del sangue blu e la sua pretesa superiorità su coloro che non ce l'hanno.
Un elemento che non posso fare a meno di rilevare è che il protagonista non è migliore di coloro che odia, e che uccide. E' sicuramente vero che ha subito un torto e un'ingiustizia, e che i suoi parenti altolocati sono stati crudeli con lui e sua madre. Quali sono, però, le sue aspirazioni? Uccidere per vendetta tutti i parenti nobili e impossessarsi del titolo nobiliare che gli spetta per nascita. Egli ha quindi lo stesso culto della posizione sociale che hanno loro. La sua, quindi, è una nuda vendetta per il torto subito, e niente affatto una rivolta contro il mondo nobiliare e i suoi valori. Egli anela a divenire conte, e lo fa camminando sul cadavere di chi sta tra lui e il titolo.
L'unica differenza che sembra esserci tra il protagonista e gli altri membri del casato è che lui è intelligente e scaltro, mentre gli altri sono degli inetti, degli imbranati e degli ipocriti. Ma quanto a ipocrisia, però, lui li supera tutti, perché finge costantemente benevolenza ed onestà, mentre mette in atto i più turpi progetti. Lo stesso rapporto che allaccia con le due donne è ambiguo sin dall'inizio, anche con quella che chiede poi in moglie. Anche loro sono pedine per portare a termine i suoi progetti di ascesa sociale e di vendetta.
Detto questo, il film è ben diretto e ben recitato, e non annoia mai. Notevole è anche l'aver fatto interpretare numerosi ruoli dallo stesso Alec Guinnes, con i diversi trucchi ottici che ciò richiede. La narrazione è scorrevole e non ha momenti di stanca. E' un film riuscito, insomma, anche se non di quelli che ottengono la mia simpatia (cosa che posso dire anche del protagonista).
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