Regia di Mario Bava vedi scheda film
Pellicola malata difficilmente catalogabile in un genere canonico (per intenderci potremmo definirla una "psyco movie", film peraltro velatamente citato). Bava miscela drammaticità con esoterismo, thrilling con follia, ironia macabra con crudeltà. Alcuni passaggi di sceneggiatura non sono chiarissimi (vedi la moglie "fantasma" che viene vista da tutti e non solo dal folle), ma non è certo un problema di troppo conto. Lo script è semplice, ma gestito con maestria e la regia è talmente bella che finirà per infatuare anche un certo Dario Argento (vedere la scena del protagonista, immerso nell’ombra, con l’occhio che si muove da una parte all’altra). Il regista è poi geniale nel rendere l’atmosfera ossessiva, asfissiante, a tratti addirittura claustrofobica come se si fosse caduti in un viaggio onirico da cui non è ammessa fuga. Interpretazioni sufficienti, pessimo invece il doppiaggio (almeno quello dell’edizione da me visionata). La fotografia è, come sempre, qualitativa. Colonna sonora più che sufficiente. Da non perdere, ma non aspettatevi ritmi solleciti. Voto: 8
Grande!
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