Regia di Leos Carax vedi scheda film
E' il sentimento a parlare in "Rosso Sangue",l'amore per il cinema espresso attraverso il verbo cinefilo.
Leos Carax per il suo secondo film sceglie un percorso (auto) citazionista,esautorato dagli schemi dell'immagine,dimostrando gia' in tenera eta' una vocazione per il cinema "iconoclasta".
"Rosso Sangue" è difatti una storia d'amore,semplice e purista quanto elevata nella lealta' d' un romanticismo non solo cinematografico,ma che accoglie la bellezza e la sensibilita' per l'arte.....
In una Parigi livida e lunare si svolge la vicenda di due criminali di mezza tacca,Marc e Hans,ai quali una banda di gangster rivali "suicida" un loro socio.Con i nemici alle calcagne i due pensano d'organizzare un ambizioso colpo:rubare da una casa farmaceutica l'antidoto al virus STBO,che miete vittime tra chi "fa l'amore senza provare amore",ingaggiando per il colpo il giovane scassinatore Alex, figlio del socio ucciso e lesto prestigiatore appena uscito dal carcere.Il giovane una volta "affiliato" a Marc e Hans conosce Anna,ragazza sensibile e stralunata e (nonchè compagna di Marc) sin da subito nasce tra lei e Alex un tenero sentimento.......
La trama in sè parrebbe molto semplicistica,qualcuno ha dato al film "letture sociali" sopratutto per le similitudini con l'epidemia di AIDS che in quegli anni comincio' a flagellare giovani vittime,oppure verrebbe da pensare ad una "riesumazione" del "polar" in stile Melville.Ma un film come "Rosso Sangue" si presta facilmente a mille divagazioni,cosi' come l'intero cinema di Carax ricco di metafore e supposizioni,che qui citano il "noir" americano in stile John Huston passando per il muto in stile Charlot.
Carax appena 26enne inscena la metafora del sentimento amore in un pianeta dove dell'amore rimane il "ricordo" e l'essenza,sporcata da epidemie o pandemie,tutto quindi sopravvive nella purezza di una poesia trasformata in immagine e danza del mito CINEMA.
Un film definibile come il classico da "cinema di mezzanotte" proiettabile in ristrette sale "d'essai",per le componenti esistenziali ed un ambientazione dal respiro prettamente "notturno".
Carax sceglie per la sua "poesia anarchica" il futuro feticcio Denis Lavant che con proverbiale posa trasformista interpreta Alex come alter-ego registico ,la controparte femminile è un eterea Juliette Binoche,pura e candida come l'essenza di una "luna" parigina che qui è metafora dell'inafferabilita' femminile.Oltre ai due innamorati vi è il paranoico gangster Marc,un Michel Piccoli quasi in "gita premio" ma comunque molto rilevante,vi è poi il socio di Piccoli un gangster vanesio di nome Hans,interpretato da Hans Meyer,curiosi appaiono i camei di Serge Reggiani e del fumettista Hugo Pratt.
Personaggi che sono metafore d'un mondo perso,mossi da Carax in un atmosfera pregna di sensazioni e illusioni, una sinfonia che si diverte a citare l'indimenticabile colonna sonora del chapliniano "Luci della Ribalta".
Il cinema è dunque il "padre" del regista, omaggiato da egli in inquadrature ad effetto,primi piani dal tono fortemente "Nouvelle Vogue" dove il montaggio "rompe" ogni filo razionale,componendo un caleidoscopio pregno di sentimenti. "Rosso Sangue" è dunque metafora di sensazioni che il cinema porta con sè,come nel futuro "Holy Motors" Carax muove i passi entro degli "schemi" che dividono il pubblico,nell'ellissi come negli enigmatici silenzi affiancati al candore dei due protagonisti,ultimi baluardi di un sentimentalismo da poesia di altri tempi.
Di fronte a tutto cio' si puo' rimanere affascinati come irritati,ma si sa che un autore come Carax gira film "privati",prettamente ostici,espressioni di una cultura "del cuore" mossa da una sensibilita' d'animo che come il protagonista Alex vive per l'amore stesso.
Quel che rimane di "Rosso Sangue" è una sensazione ammaliante da cinema "raro",onesto nell'autorialita' come nel citazionismo che qui diventa verbo personale.Qualcosa dove si respira il "vero cinema", trascritto nell'emozione dell'immagine come in quello di una dolce frase,il nostalgico Carax gioca qui a fare il "collezionista" di generi cavalcando tra il noir,cinema d'albori e melo',quasi 30 anni prima di quell'Holy Motors che ne certifichera' nostalgie "antiquate" e sentimenti d'antan.
Un turbinio emozionale e strettamente personale,legato alla passione viscerale di un giovanissimo cineasta che nonostante sfilacciamenti e incongruenze illogiche,(certamente dovute alla giovane eta') si entusiasma come un bimbo per un nuovo gioco,inscenando un "pout pourri" dell'immagine,fascinoso ed eccentrico,irresistibilmente romantico nella prosa e sfacciatamente sentimentale nel linguaggio.
Leos Carax gia' in "Rosso Sangue" si dimostra cineasta "maturo" in grado di scatenare emozioni,di far immedesimare il pubblico coi suoi personaggi,di dialogare coi sentimenti tramite i suoi attori,un "gioco" che qui diviene estasi e tormento,per poi finire nel doloroso annullamento,terminando in un dolcissimo "volo".......
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