Regia di Giorgio Ferroni vedi scheda film
L'ultimo anno della guerra di Troia, con il trionfo di Paride, la morte di Achille e la fuga di Enea.
Un riassunto dell'Iliade, sostanzialmente: questo La guerra di Troia mette in scena la parte finale delle peripezie relative al mitologico, sanguinoso conflitto, trasponendo sullo schermo, per sommi capi, il testo antico di Omero. E con tanto di conclusione che rinvia all'Eneide di Virgilio. Giorgio Ferroni era già un regista esperto, pur avendo sempre lavorato in produzioni di secondo piano; in quei mesi esplodeva il fenomeno del peplum - le pellicole a basso budget con ambientazione nell'antichità - e il Nostro vi si aggrappò immediatamente, sfornando una manciata di titoli in pochi anni. Questo è sicuramente il più ambizioso del mazzo, elaborato con una sceneggiatura a otto mani firmata dal regista, da Ugo Liberatore, da Giorgio Stegani e da Federico Zardi. Il protagonista è l'immancabile Steve Reeves, americano nerboruto già Ercole e qui Enea, ruolo che ricoprirà anche nel successivo La leggenda di Enea (Giorgio Venturini, 1962). Azione e ritmo non mancano, ma i limiti sono quelli fisiologici di una produzione economicamente limitata; scene e costumi approssimativi costituiscono le pecche principali dell'opera, pure - nel suo complesso - non disprezzabile. Nel cast compaiono anche John Drew Barrymore, la francese Juliette Mayniel, Luciana Angiolillo, Mimmo Palmara e il sempre presente Nello Pazzafini, in un ruolo minore. La colonna sonora è di Giovanni Fusco, capace di alternare in quegli anni, con la massima disinvoltura, lavori autoriali come Hiroshima mon amour (Resnais, 1959), L'avventura e L'eclisse (Antonioni, 1960 e 1962) con produzioni di fattura decisamente inferiore. 3/10.
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